CASTEL DEL PIANO – «Dopo aver assistito al progressivo e costante svuotamento di professionalità e servizi, alla drammatica riduzione dei posti letto, dopo aver costretto la cittadinanza a continue, penose, trasferte verso altri ospedali, la sterile logica dei numeri sembra la sola, a dispetto delle evidenti peculiarità del territorio, che continui a essere perseguita per definire il futuro assetto organizzativo dell’Ospedale di Castel del Piano». Afferma Stefano Corsini dell’Unione sindacale di base pubblico impiego.
«In un ospedale con 32 posti di degenza medica, cinque di degenza chirurgica, otto di dialisi e con otto poltrone oncologiche, con il medico del PS che dalle ore 20 è l’unico medico presente nella struttura – la reperibilità medica è stata tolta da tempo – con il personale amministrativo così limitato che in caso di malattia si rischia di chiudere i servizi, cioè in un ospedale ridotto oramai ai minimi termini rispetto ai bisogni di territorio e popolazione, le voci che insistentemente circolano e agitano il personale sanitario e medico del nosocomio amiatino, diventano fonte di estrema preoccupazione e di incertezza».
«La preoccupazione nasce non da tagli di stipendio e ridimensionamenti economici o da bassi interessi di bottega, bensì dalla encomiabile presa di coscienza degli operatori sanitari che, laddove le prospettive di cui si vocifera fossero confermate, non potrebbero più garantire una corretta ed adeguata assistenza ai malati che si rivolgessero a Castel del Piano e dalla consapevolezza che un ulteriore ridimensionamento in termini di personale e servizi sarebbe difficilmente sostenibile – prosegue l’Usb -. Infatti a dispetto di quello che alcuni sostengono, ci sono tanti infermieri, tanti medici che continuano fortunatamente a pensare che la sanità non è una azienda e che la salute non può essere fonte di profitto ma uno stato verso il quale, idealmente, tendere. In poche parole che la salute è un diritto e la sanità pubblica un dovere».
«Nel dettaglio il pronto soccorso di Castel del Piano che nel 2017 ha effettuato 8200 accessi, se venisse applicato il Modello Organizzativo per percorsi omogenei nei Pronto Soccorso della Regione Toscana (ed è questa la preoccupazione) che prevede un infermiere ogni 1500 accessi ed analoga proporzione del personale medico si troverebbe nella condizione di non avere infermieri e medici a sufficienza per una corretta turnazione».
«Ulteriore motivo di timore sono gli insistenti “rumors” sulla Radiologia e del possibile anticipo alle ore 17 (rispetto alle 20) del ricorso al protocollo di telemedicina. Rumors che trovano fonte per un verso, dalla carenza di Operatori Socio Sanitari, alla quale si è sopperito con una assegnazione temporanea e dall’altro, dalle nuove nomine dirigenziali. Si manifesterebbe così la possibile creazione di ulteriore disagio per l’utenza; infatti i traumi alla colonna, al torace e al cranio non sono previsti dal suddetto protocollo, ovvero nei casi di cui sopra per fare una radiografia, tac o altro, il paziente (tanto paziente) sale in ambulanza e corre verso altri e più accoglienti lidi. Lo stesso dicasi nei casi di dolore addominale, data l’impossibilità di effettuare ecografie per mancanza del medico». Continua.
«Sembra poi che sia attentamente valutata ed esaminata la possibilità di esternalizzare il servizio di assistenza domiciliare per darlo in gestione ad una cooperativa. Cioè un altro pezzo di sanità pubblica che va ai privati. Questo, in pillole, è quello che circola, quello che preoccupa e quello sul quale si vuole e si pretende chiarezza. Chiarezza dovuta sia a tutti gli operatori che quotidianamente mandano avanti la baracca, sia alla popolazione che poi si ritrova a subire e a dover convivere con scelte calate dall’alto».
«Saranno quindi le solite chiacchiere da corridoio, saremo sicuramente smentiti, le rassicurazioni si sprecheranno, ma vedendo come nel corso del tempo tante parole sono state rimangiate e quante promesse non sono state mantenute, invitiamo gli Amministratori del territorio a monitorare quanto avviene e avverrà nel loro Ospedale, perché il primo dovere di un Amministratore, come forse insegnano quelli dell’Amiata Senese – l’Ospedale di Abbadia San Salvatore effettua tuttora chirurgia programmata, ha un radiologo reperibile, l’anestesista, il medico del PS, il medico della chirurgia ed il medico della medicina – è tutelare il proprio territorio, cosa ancor più vera quando si parla di salute». Conclude.