MONTE ARGENTARIO – «Sono trent’anni che sento tutti lamentarsi del fatto che siamo rimasti indietro, che potremmo essere turisticamente un’altra cosa, che nessuno fino ad ora è riuscito a far tornare l’Argentario ai rimpianti tempi del boom turistico… che così non ci siamo proprio». A parlare è il candidato sindaco al comune di Monte Argentario Luigi Scotto «Poi vado in giro e sento dire a qualcuno, non molti per fortuna, “voto tizio perché in lista c’è il mio amico”, “voto caio perché una volta mi ha fatto un favore”. Tutto comprensibile, tutto umanissimo ma tutto già tristemente sentito».
«Fatto salvo il rispetto per le opinioni altrui, un pensiero comunque mi attraversa la mente, con insistenza: ma dove vogliamo andare se invece di votare il programma, la squadra che ci convince di più, votiamo perché ci hanno fatto un favore? Parliamo parliamo e poi nel momento in cui abbiamo davvero la possibilità di cambiare le cose, sprechiamo così l’unica possibilità vera che ci viene data? I programmi non sono tutti uguali, i candidati non sono tutti uguali. L’istinto e la ragione, se li ascoltiamo, ci dicono chi è sincero e chi invece va in quelle stanze non certo con la priorità di creare opportunità di lavoro per giovani dell’Argentario».
«A giugno avremo tre possibilità – ricorda Scotto -: da una parte una lista capitanata da un signore di settantuno anni, che nel 1975, quarantatré anni fa, era già vicesindaco, in piena prima repubblica, anni d’oro e che, a prescindere dai più o meno giovani che metterà in lista accanto a se, di fatto comanda e continuerà a comandare la stessa classe dirigente di settantenni che ci ha governato per tutti i venti anni prima di Cerulli con i risultati e i disastri che tutti, purtroppo, conosciamo. Argentopoli, il commissariamento del Comune, due sconfitte sonore, umilianti. Non tutti coinvolti direttamente ma comunque presenti nel gruppo dirigente al momento dei disastri. Nei paesi anglosassoni sarebbero spariti senza farsi mai più politicamente vedere. In un paese del nord Europa, l’astro nascente della politica nazionale è sparito perché scoperto a copiare una tesi si laurea». Prosegue Scotto.
«Dall’altra parte c’è Arturo Cerulli ed i suoi adepti. Di Priscilla non ne parliamo perché credo che in tutto l’Argentario non ci sia una sola persona convinta che Priscilla sarà il sindaco effettivo. Probabilmente non ci crede nemmeno lei. È riuscita l’Amministrazione uscente, in dieci anni, ad evitare di farci invidiare i turismi di Orbetello e Castiglione della Pescaia? Decisamente no. Con tutto il rispetto, noi siamo l’Argentario, anzi purtroppo devo dire, dovremmo essere l’Argentario. In dieci anni, una piazza che, ha detto pubblicamente Arturo, “dimezzata farà sembrare i turisti il doppio e finalmente apriranno le grandi firme” ed un po’ di stucco e pittura. E la spaventosa assenza di proposte credibili per il rilancio a parte quelle copiate da noi. A proposito di Arturo: è diverse volte che gli chiedo pubblicamente l’allegato A. L’allegato A altro non è altro che l’estratto conto di tutte le entrate ed uscite di una campagna elettorale. In Comune, e dovrebbe esserci, è sparito, ed il Cerulli ogni volta che gli è stato chiesto ha fatto finta di niente. Mica dovremo pensare che c’è qualcosa di imbarazzante da mostrare alla gente? Ricordo bene, e con me altre persone, che il Cerulli durante alcune cene elettorali, nel 2013, ha parlato di cifre importanti, ricevute da abbienti signori non argentarini. Magari i nomi sono presenti nell’allegato A. Saremmo tutti curiosi di sapere chi erano questi signori».
«E poi ci siamo noi. Il nuovo, l’unica vera novità fra le proposte presenti, l’unica vera possibile speranza di rilancio e cambiamento. Riusciremo a fare le cose che vogliamo fortissimamente fare? Non lo so, magari non tutte. Quello che è sicuro è che daremo il sangue per riuscirci. Quello che invece è assolutamente certo è che né nei vent’anni prima di Cerulli, rappresentati dagli uomini attorno a Borghini, né l’amministrazione uscente, sono riusciti a far ripartire l’Argentario. Su questo non ci possono essere dubbi. Ma davvero dopo esserci lamentati per trent’anni adesso continueremo a votare con la stessa logica – chiede Scotto -? Vanno bene gli amici ed i parenti in lista, ma un popolo maturo non vota per i favori ricevuti ma perché convinto di votare chi gli rappresenta la migliore possibilità per il proprio futuro e per quello dei propri figli. Altrimenti, dopo, sarà inutile lamentarsi».