GROSSETO – Manifestazione di lavoratori e sindacati, giunti da tutta la Toscana, contro la chiusura del negozio Mediaworld di Grosseto. Di fronte all’ingresso principale del centro commerciale Aurelia Antica, decine di persone hanno partecipato alla giornata di mobilitazione indetta da Cgil, Cisl e Uil per trovare una soluzione ai 24 lavoratori che dall’1 aprile saranno trasferiti.
«Per il momento – spiega Simone Gobbi della Fisascat Cisl – abbiamo impugnato i trasferimenti perché per noi sono inaccettabili». Ai lavoratori, tutti a tempo determinato, infatti l’azienda ha inviato una lettera dove ha indicato il luogo di trasferimento. Soltanto 3 dei 24 lavoratori del negozio grossetano hanno accettato. Gli altri hanno rifiutato sia perché i trasferimenti sono tutti fuori Regione, sia perché in molti casi si tratta di persone con mutui accesi o con il coniuge che ha un altro lavoro a Grosseto e quindi l’ipotesi del trasferimento diventerebbe oltre che onerosa da un punto di vista economico lo sarebbe anche sul piano personale e familiare.
«L’azienda – dice uno dei lavoratori – ci ha deluso, secondo noi si è comportata male perché con questi tipo di trasferimento di fatto si voleva raggiungere l’obiettivo del licenziamento. In queste settimane abbiamo cercato di comunicare con l’azienda, ma non c’è stata data alcuna possibilità».
Sul fronte sindacale dalla Cgil si pensa all’incontro convocato al Ministero dello sviluppo economico il 12 aprile prossimo. «In quell’occasione chiederemo – ha spiegato Massimiliano Stacchini, Filcams Cgil – di aprire un tavolo più ampio per scongiurare i licenziamenti».
Presente stamattina a Grosseto anche la segretaria regionale della Filcams Cgil Cinzia Bernardini. «Se vogliamo garantire un futuro ai lavoratori anche in considerazione dell’ingresso futuro di una nuova azienda (si parla da tempo e in modo ufficioso della catena Unieuro che potrebbe aprire un punto vendita in autunno, ndr) Mediaworld si deve fare carico dei lavoratori fino a che non viene trovata una soluzione. Dico di più anche la società proprietaria del centro commerciale se ne deve fare carico visto che in questa vicenda non ha proprio una posizione neutra considerando che da settembre 2017 sapeva delle disdetta dell’affitto».