GROSSETO -Domani il Consiglio comunale di Grosseto sarà chiamato a votare la mozione – presentata dai gruppi del Partito Democratico e della Lista Mascagni, con primo firmatario il consigliere Carlo De Martis – per subordinare la concessione di spazi pubblici e benefici economici ad una dichiarazione di adesione ai valori costituzionali dell’antifascismo, e di condanna di ogni forma di discriminazione razziale, etnica, religiosa, omofoba o transfobica.
«Un’adesione – spiegano tutti i consiglieri comunali firmatari dei gruppi Pd e Lista Mascagni – che vorremmo ritenere ovvia e scontata, ai limiti della banalità, ma che oggi invece deve essere riaffermata di fronte a frequenti manifestazioni di apologia del fascismo, così come di fronte a fenomeni di odio e intolleranza che, sempre più spesso, finiscono per tradursi in atti di vera e propria violenza».
«Solo pochi giorni fa anche il Presidente della Repubblica ha denunciato la preoccupazione per i focolai di odio, intolleranza e razzismo presenti nella nostra società, rappresentando che, se pur non devono essere accreditati di un peso maggiore di quello che hanno, “sarebbe un errore capitale minimizzarne la pericolosità”.
L’attentato neofascista di Macerata contro sei cittadini africani è infatti solo l’ultimo episodio di un’escalation che in questi anni ha visto protagonisti gruppi di estrema destra, i cui militanti si sono resi autori di violenze contro persone ‘colpevoli’ solo di vantare un’idea politica, una nazionalità o un orientamento sessuale non gradito».
«Gli italiani si sono liberati del fascismo oltre settant’anni fa, ma l’Italia non ha mai fatto seriamente i conti con quella tragedia, ed oggi, anche grazie all’indifferenza di molti, il fascismo ritorna. Magari senza il passo dell’oca e le camicie nere (salvo alcune sparute formazioni politiche prive del senso della storia, oltre che del ridicolo), ma con analoga virulenza».
«Bisogna allora pretendere che la violenza sia ripudiata senza ambiguità e, con essa, ogni parvenza di ideologie, come il fascismo, di cui la violenza è il necessario corollario. Quanti ricoprono cariche istituzionali e ruoli politici sono chiamati a dare l’esempio per primi, assumendo la responsabilità di gestire con serietà e rigore una fase così delicata come quella che stiamo vivendo, rinnovando la condivisione dei valori che fondano la nostra comunità e cessando ogni speculazione sulle paure e sul disagio sociale».
«Il tricolore, vergognosamente indossato dall’attentatore di Macerata, è la bandiera della Repubblica nata dalla Resistenza. E’ il simbolo di una ‘religione civile’ che trova il suo fondamento nella Costituzione, e propone un insieme di principi in grado di recintare uno spazio pubblico in cui gli interessi che tengono insieme il Paese si trasformano non solo in diritti, ma anche in doveri con vincoli ben precisi».
«Gli spazi pubblici sono i luoghi deputati all’incontro ed al confronto tra i cittadini, ovvero alla convivenza civile, che trova la sua massima espressione nelle regole e nei comuni valori costituzionali. Vivere e condividere i luoghi pubblici comporta pertanto accettare quelle regole e quei valori comuni. Questo è ciò che chiediamo che il Consiglio comunale voglia affermare ed accogliere nei propri regolamenti, traducendo in atti concreti le sollecitazioni espresse dal Presidente della Repubblica».