GROSSETO – A quattordici anni dall’ingresso nel calendario civile nazionale del 10 febbraio – Giorno del ricordo – le vicende accadute tra 1943 e 1945 nell’alto Adriatico non dovrebbero più dirsi coperte da silenzi, a giudicare dall’ormai abbondante letteratura e dal numero di iniziative realizzate da enti pubblici e da associazioni impegnate su storia e memoria.
La storiografia, la narrativa, l’ascolto dei testimoni stanno entrando nella scuola non più in modo episodico e marginale. L’ISGREC quest’anno ha in programma il viaggio di studio che coinvolge insegnanti e studenti toscani, promosso dalla Regione Toscana, in collaborazione con il MIUR (Ufficio scolastico regionale) e la rete toscana degli istituti storici della Resistenza. Saranno 5 giorni, tra 12 e 16 febbraio, che aggiungeranno l’esperienza dei luoghi al lavoro pluridecennale dell’istituto grossetano: studio, ricerca, produzione culturale sui temi riguardanti le vicende storiche di quell’area.
I luoghi della memoria sono un particolare genere di fonte per la storia, sia che conservino i segni del passato, sia che rimangano “muti”, perché ogni traccia è stata cancellata, per incuria o intenzione. Sulle aree al di qua e al di là del confine con i paesi balcanici, oggi Slovenia e Croazia, ieri Jugoslavia, come dentro le città italiane – Trieste o Gorizia…– ci sono, fianco a fianco, la memoria e l’oblio, la monumentalizzazione e i vuoti prodotti dalle rimozioni. Visiteremo luoghi-simbolo del lungo tempo storico di un confine non per caso definito “laboratorio della storia del Novecento”: il monumento che ricorda le foibe a Basovizza, il Centro raccolta profughi di Padriciano, a Trieste i luoghi delle violenze fasciste e la Risiera, campi di concentramento e città istriane abbandonate da molti italiani.
Alcuni esuli sono arrivati tra anni Quaranta e Cinquanta anche a Grosseto. Ne abbiamo raccolto le testimonianze, abbiamo studiato le forme con cui sono stati accolti e inseriti nella comunità grossetana. I dibattiti e le delibere di Giunta e Consiglio comunale di Grosseto testimoniano le forme con cui si affrontò il problema dei “profughi istriano-dalmati”. Possiamo trarre dall’approfondimento della particolare complessità di queste vicende un contributo per sperimentare una pedagogia della memoria non ordinaria o banalizzante? Per un approccio fruttuoso al linguaggio delle memorie “di pietra” o alla “memoria della terra” il nostro viaggio sarà accompagnato da personaggi della cultura locale, rappresentanti delle istituzioni, che si incontreranno in situazione. Gli insegnanti che partecipano hanno alle spalle un percorso formativo – la summer school di agosto a Rispescia – e già una prima fase di lavoro in classe. Sono dunque già degli esperti; quest’esperienza è una tappa di un lavoro di lunga durata: in classe, nella scuola e fuori; il percorso di educazione dei cittadini ha anche bisogno di oltrepassare le pareti dell’aula.
Il progetto complessivo “Per la storia di un confine difficile. L’alto Adriatico nel Novecento” ha un significato generale: la conoscenza/comprensione del passato ha una funzione culturale e civile, compito delle istituzioni, in primo luogo della scuola. L’epoca attuale aggiunge un sovrappiù di valore. A 70 anni dalla Costituzione della Repubblica italiana si stanno manifestando con sempre maggiore frequenza episodi che negano i principi su cui la convivenza civile italiana ed europea si fonda. È necessario ribadire con forza il rifiuto dei fascismi e dei totalitarismi, la negazione di nazionalismi, xenofobie e razzismi – la scuola sta anche lavorando sulle sciagurate leggi razziali del fascismo italiano, di cui ricorre l’ottantesimo. Di ogni violenza è necessario fare storia, che, se non è maestra di vita, offre una chiave indispensabile a leggere il presente e rintracciavi i segni di “un passato che non passa”.
All’elaborazione dell’esperienza del viaggio sarà dedicata un’iniziativa pubblica, nelle settimane successive al ritorno. Lo faremo con insegnanti e studenti grossetani e con esperti, per dare la più ampia diffusione all’esito di questa, che è un’esperienza-pilota di un piccolo gruppo, proveniente dal Liceo Carducci-Ricasoli del Polo Aldi di Grosseto e dall’ISIS di Follonica.