SORANO – Comincia sotto i migliori auspici la campagna 2018 di ricerca e valorizzazione del sito archeologico de “la Biagiola” a Sovana di Sorano: nonostante il freddo della stagione invernale, studenti di archeologia dagli Stati Uniti, dal Canada e dalla Cina si sono uniti all’Associazione “Cultura e Territorio” nelle prime attività di tutela e manutenzione, che proseguiranno con l’indagine archeologica per tutto l’anno grazie alla concessione di scavo e ricerca assegnata dal 2016 dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.
Qui millenni di frequentazione umana si sono sovrapposti, partendo da un insediamento etrusco, proseguendo con diverse fasi di una villa romana, dal II secolo a.C. fino alla Tarda Antichità.
In seguito il sito venne abbandonato e utilizzato dall’Alto Medioevo come cimitero. Tutte le tombe forniscono utili informazioni sulle condizioni di vita del periodo, ma due sepolture in particolare hanno restituito preziosi corredi di cultura longobarda, oggi esposti al Museo di Sorano, grazie al restauro finanziato dalla Soprintendenza. Nella prima tomba sono stati rinvenuti un coltellino, una spada, resti della cintura e dei foderi e un pettine d’osso, nella seconda un cinturone con pendenti decorati in argento e ottone, simbolo di potere tra i Longobardi.
Tra la fine del Medioevo e l’Età moderna, l’area tornò alla vocazione agricola, come casale rurale, conservandola fino a oggi, quando nelle immediate vicinanze sorge “la Biagiola vitivinicola” principale mecenate degli scavi archeologici.
Il valore storico del sito è straordinario e si apprezza nei reperti, pazientemente recuperati da stratigrafie sconvolte da secoli di attività agricola, come il frammento di bronzo votivo etrusco di V-IV secolo a.C. pubblicato da poco; ma è anche evidente nelle strutture che gli archeologi stanno mettendo in luce: fondamenta in blocchi di tufo, muri in opus reticulatum, aree di produzione dell’olio e vasche probabilmente collegate alla parte residenziale, più curata e monumentale, come dimostra l’imponente base di colonna circolare che ne segna uno degli angoli.
«Ciò che più colpisce del sito de “la Biagiola” – sottolinea Luca Mario Nejrotti, Membre Associé dell’Università di Aix-en-Provence – è la straordinaria cordata che supporta la ricerca, la tutela e la valorizzazione. Il sito è stato riscoperto nel 2004 dai volontari del Gruppo Archeologico Torinese e da allora, grazie in primo luogo alla Soprintendenza e il Comune di Sorano che ci hanno sempre supportati con entusiasmo, l’ACT ha potuto essere catalizzatore di donatori e mecenati privati, in primo luogo “la Biagiola vitivinicola”, ed è stato in grado di organizzare una scuola di archeologia frequentata da studenti di tutto il mondo.»
Sembra che, oltre all’importanza del sito e al fascino del territorio circostante, ciò che interessa gli studenti stranieri sia anche questo modello di gestione integrata e partecipata del patrimonio culturale, che permette di realizzare imprese di ricerca e valorizzazione insperate, sempre nel pieno rispetto della normativa di tutela, che in Italia è ancora una delle più avanzate e protettive del mondo.