GROSSETO – Aveva ricevuto un sms sul cellulare. Il messaggio sembrava proprio provenire dalla banca di cui la donna era correntista. Nell’sms si richiedeva di fare un pagamento ad Equitalia e conteneva anche un link a cui collegarsi.
La donna, una grossetana, aveva diligentemente eseguito quanto pareva richiesto dalla propria banca, cadendo nella trappola del “pishing” si collegava al link ed in buona fede veniva collegata ad un sito che sembrava quello della propria banca al fine di eseguire il pagamento della cartella, sempre in buona fede inseriva le proprie credenziali ma non riusciva ad entrare.
Il giorno dopo, i fatti risalgono al 2015, la donna era stata contattata dalla banca che chiedeva informazioni sui bonifici fatti in Spagna operazioni che la donna aveva però disconosciuto. Successivamente la Banca aveva però comunicato di non essere riuscita a recuperare un bonifico fatto in Spagna per 1.400 euro.
La donna si era dunque rivolta alla Polizia postale per la denuncia e alla Confconsumatori. Il Giudice di pace di Grosseto ha accolto tutte le domande della consumatrice ricordando che sulla Banca grava la diligenza professionale del buon banchiere, che la direttiva comunitaria impone di far gravare i rischi di attività oggettivamente pericolose, come le transazioni on line, non sui consumatori ma sulle aziende e per finire il Giudice ha osservato come la banca aveva l’obbligo di fornire i mezzi di prevenzione più sofisticati al fine di certificare la volontà digitale del proprio cliente mediante consegna di un Token.
La Banca è stata condannata alla restituzione della somma di euro 1.400 oltre agli interessi legali e spese del giudizio.