GROSSETO – La siccità degli ultimi anni e in particolare degli ultimi 12 mesi rischia di provocare grandi disagi per il 2018 in tutta la Maremma. Secondo i dati analizzati dalla Regione Toscana la provincia di Grosseto è stata in assoluto la zona più colpita: scarsità o totale assenza di pioggia sia nella stagione umida che in quella più secca hanno aggravato una situazione che già vedeva la Maremma come una delle aree del Paese storicamente a rischio siccità (nella mappa realizzata dalla Regione Toscana si vede bene come il rosso scuro della Maremma indichi una situazione molto difficile).
Un rischio per il 2018 che è ancora più elevato: le sorgenti dell’Amiata così come quelle più in superficie si sono ridotte notevolmente così come il livello dei pozzi si è abbassato. Stando così le cose e prevedendo un inverno che per ora non sembra portare con sé livelli adeguati di piogge o nevi in montagna, la prossima estate, quella del 2018 appunto, potrebbe essere ancora peggiore di quella di quest’anno.
Nel 2017 infatti, per prendere un dato, la spesa che Acquedotto del Fiora ha destinato alle autobotti in servizio per l’approvvigionamento delle zone senz’acqua è stata di 260 mila euro, mentre nel 2017 ha già superato il milione di euro e manca ancora un mese. In termini assoluti facendo riferimento alla zona dei Comuni cintura dell’Amiata, da Roccalbegna a Semproniano e Castell’Azzara dalle 9 autobotti utilizzate nel 2016 siamo passati a 540 autobotti nel 2017.
Per contrastare questo andamento che potrebbe riproporsi con maggiore forza anche nel 2018 Fiora sta mettendo in atto una serie di azioni. Intanto sta studiando un nuovo sistema di pozzi che porterà a breve allo sfruttamento di cinque nuovi pozzi tra le province di Grosseto e Siena. In più sta mettendo in atto un piano di recupero delle perdite che in questo momento si aggirano intorno al 40%. Si tratta di un’azione che viene intensificata e che riguarda le ricerca delle perdite grazie anche a tecnologie satellitari. Dallo spazio un satellite fotografa il terreno e individua aree più o meno umide incrociando i dati delle rete si riesce più facilmente e in maniera più efficiente ad individuare la localizzazione delle perdite.
«Abbiamo fatto passi in avanti molto importanti sul recupero delle perdite – spiega l’ad di Acquedotto del Fiora Aldo Stracqualursi – e questo ci viene confermato dall’andamento dei dati sul consumo di acqua di notte che mostrano una flessione piuttosto netto. C’è naturalmente ancora molto da fare, ma questa è la strada giusta».
Non solo. Ma il Fiora ha recentemente commissionato uno studio all’Università di Firenze per conoscere esattamente i tempi di ricarica delle sorgenti, sia quelle dell’Amiata che quelle più in superficie. Sarà uno strumento utile per la programmazione delle azioni da mettere in campo in condizioni sempre più difficili dal punto di vista climatico.