GROSSETO – «Accelerare la messa a regime delle Case della salute era uno degli impegni prioritari che la Usl Toscana sud est aveva preso nell’incontro di fine giugno. A cinque mesi di distanza, abbiamo dovuto nostro malgrado prendere atto di un immobilismo deludente. E dello stallo nella realizzazione dei nuovi presidi sociosanitari territoriali, che sta danneggiando prima di tutto i comuni cittadini. Costretti a intasare i pronti soccorso in assenza di una rete alternativa di servizi per la presa in carico». Così Cgil, Cisl e Uil, che venerdì scorso hanno incontrato i vertici aziendali per fare il punto sugli impegni presi. Incontro al quale erano presenti i tre segretari confederali, Renzetti (Cgil), Milani (Cisl) e Franceschetti e Baiocco (Uil), insieme a quelli dei pensionati, Centenari e Bartalucci (Spi), Nardi (Fnp) e Matozzi (Uilp), e a quelli di comparto della funzione pubblica, Nardi (Fp-Cgil) e Sacchetti (Fp-Uil).
«Ci aspettavamo tutt’altre notizie – spiegano i sindacalisti – e abbiamo protestato in modo energico, perché a 5 anni dalla delibera regionale del 2012 che prevedeva la realizzazione di 9 “case della salute” in provincia di Grosseto, riteniamo inaccettabile si sia di fatto ancora in mezzo al guado. Con decisioni strategiche per l’assetto della medicina territoriale che addirittura non sono state ancora prese. Emblematico il caso di Grosseto, con i suoi 82.000 abitanti più di un terzo dell’intero bacino provinciale, che in base al “Patto territoriale sulla salute” avrebbe dovuto avere due case della salute, ovviamente ancora in attesa di essere realizzate per il continuo slittamento dei lavori all’ospedale. Ma non solo questo. Il direttore generale Desideri ci ha anche informato del fatto che ancora l’azienda non ha chiaro se realizzare due strutture oppure quattro, una per ogni aggregazione funzionale territoriale (Aft) che fa riferimento alla distribuzione dei medici di base.
La situazione è davvero grave – aggiunge la nota sindacale – perché le case della salute e le “cure intermedie” erano state pensate come anello di congiunzione tra territorio e ospedale, per integrare i servizi aziendali e i medici di medicina generale nel modello operativo della cosiddetta “medicina d’iniziativa”. Che avrebbe dovuto prendere in carico i pazienti nella fase pre e post acuzie, in modo da garantire la continuità assistenziale. Anche per quanto riguarda l’ospedale di comunità di Grosseto, non è stato ancora realizzato il promesso potenziamento da 20 a 40 posi letto. Di tutto ciò si è realizzato pochissimo, mentre i posti letto per i ricoveri ospedalieri sono stati ridotti alla velocità della luce. Col bel risultato che in assenza di una medicina d’iniziativa organizzata sul territorio, le persone per ottenere le prestazioni sanitarie di cui hanno bisogno sono costrette a ricorrere al pronto soccorso in modo indiscriminato.
I problemi, peraltro, non si fermano a Grosseto. A Orbetello i lavori di ristrutturazione dell’ex ambulatorio Inam inizieranno solo nel 2018. A Massa Marittima, di fatto, la casa della salute si limita alla targa, ma niente di più. A Gavorrano dovrebbe essere trasferita nel poliambulatorio, ma i tempi sono indefiniti. Mentre a Follonica nei locali della società della salute c’è praticamente un unico ambulatorio, e se ci dovessero andare i medici di base non avrebbero spazi a disposizione. Infine, anche dove le case della salute formalmente sono operative, come a Manciano e Pitigliano, abbiamo constatato che mancano rapporti strutturati e produttivi in termine di salute tra i servizi territoriali e i medici di medicina generale.
Apprezziamo il fatto che la casa della salute di Castel del Piano sia pienamente operativa. Ma è l’unica. Per le organizzazioni sindacali, pertanto, è sicuramente importante pensare a nuove ulteriori riforme sanitarie, ma prima occorre dare attuazione a quelle decise 5 anni fa. A questo punto – concludono i sindacati – cambieremo atteggiamento, perché l’ennesima dilazione di impegni presi già rispetto a precedenti ritardi è per noi inaccettabile. E poiché gli impegni sulle case della salute facevano parte dei patti territoriali sottoscritti con gli Enti locali, ci rivolgeremo direttamente ai sindaci per verificare con loro l’effettivo stato di avanzamento».