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Il turismo maremmano ha una carta in più da giocarsi. Ma prima di stappare lo spumante è meglio fare un accurato esame di coscienza. Il fatto che Seam – società esercizio aeroporto Maremma – abbia ottenuto il via libera dall’Enac alla concessione ventennale di gestione dell’aeroporto civile, è senza dubbio una notizia positiva per l’intero distretto turistico della Maremma. Ma se una rondine non fa primavera, figurarsi se la fa un aeroporto. Qualunque infrastruttura, infatti, è un potente volano di sviluppo a patto che sia a servizio di un disegno organico. E quindi bisogna che questo disegno ci sia.
Fino ad oggi l’incertezza nella quale si muoveva Seam – che nonostante tutto è riuscita negli anni a portare charter da Olanda, Russia, inghilterra e Polonia – ha costituito l’alibi perfetto per l’intero sistema ricettivo della provincia di Grosseto. Che ha recriminato di non poter sfruttare fino in fondo il potenziale di attrazione del territorio, ma che nei fatti si è sforzato molto poco di organizzare l’offerta in modo da soddisfare gli standard richiesti dai tour operator internazionali per dirottare sulla Toscana del sud i propri clienti. All’inizio degli anni 2000, non a caso, c’è stata più di una lamentela, ufficiale e ufficiosa, da parte di chi si occupava dell’incoming. Costretto a organizzare un faticoso trasferimento dei turisti stranieri che atterravano al Baccarini in molte strutture ricettive diverse, da Follonica all’Argentario, perché nei mesi estivi non si trovava nessuno disposto a riservare più di poche camere a prezzi concordati. Che tanto in tempi di vacche grasse il pienone veniva da sé, anche senza affidarsi ai grandi intermediari. Atteggiamento poco lungimirante che ha impedito di consolidare il rapporto con i player internazionali del turismo, i quali avrebbero potuto offrire alternative alla contrazione dei flussi tradizionali negli anni successivi.
Ora quell’alibi non c’è più, e bisognerà fare sul serio. Anche perché va aggredito una volta per tutte il gap storico del turismo maremmano, che consiste in una quota troppo bassa di visitatori stranieri: il 27,7% (dato 2016) a fronte della media toscana che sfiora il 50%. La gestione ventennale di Seam dello scalo civile del Baccarini, in questo senso, è un’occasione d’oro. Fermo restando che nessuno pensi a qualcosa di diverso da un terminal per charter turistici, perché Grosseto non ha i numeri per sostenere voli di linea. E a patto che gestori di alberghi, residence e campeggi inizino a ragionare con una logica “consortile”, per mettere a disposizione numeri significativi in termini di posti letto e quindi poter trattare con i grandi tour operator. Che vogliono garanzie precise e non chiacchiere.
Ma la competitività del sistema turistico ricettivo della provincia di Grosseto, non si esaurisce nell’utilizzo virtuoso dell’infrastruttura aeroportuale. Intanto andrà fatta alla svelta un’analisi accurata di com’è andato quest‘anno, e in particolare la stagione clou che va da aprile a fine settembre. Perché certezze assolute non ce ne sono, come dimostra il dato consolidato del 2016 che ha visto un -0,5% degli arrivi (1.125.000 persone) e un -3,1% delle presenze (5.719.401) sull’anno precedente. Certo, quest’anno, sulla scia dell’aumento tendenziale rilevato in tutta Italia dalle indagini a campione, ci si aspetta un generale aumento di arrivi e presenze. E tutti sperano nel superamento in provincia della soglia simbolica dei sei milioni di presenze. Ma bisognerà verificare, ad esempio, l’impatto che sulle scelte dei viaggiatori hanno avuto i due mesi d’incendi che hanno flagellato ininterrottamente soprattutto la costa, e in modo particolare bacini importanti come quelli di Marina di Grosseto, Castiglione della Pescaia, Scarlino e Follonica. A proposito di analisi, poi, sarebbe interessante capire il motivo per cui bisogna attendere la fine di ottobre, quando va bene, per avere l’elaborazione dei dati statistici al 31 dicembre dell’anno precedente. Per discutere in modo approfondito di strategie per la stagione successiva, infatti, non si capisce come nell’era dell’informatica e degli algoritmi sia impossibile disporre entro dicembre di un quadro definitivo almeno al 30 settembre dello stesso anno.
Ci sarebbe poi da ragionare in modo meno episodico di quanto non si faccia di sviluppo e consolidamento di nuove filiere. Due esempi poco citati: l’offerta turistica gay friendly, segmento che in Italia vale 27 miliardi di euro, più ricco del 38% quanto a spesa pro-capite rispetto al turismo etero. Oppure quella mirata ai viaggiatori con disabilità, o con bisogni speciali. Praticamente ignorata in provincia, salvo poche positive eccezioni.
C’è infine l’enorme questione del apporto qualità/prezzo dei servizi, che continua a essere uno dei principali motivi di lagnanza da parte dei turisti che, soprattutto in Toscana, vengono sistematicamente depredati. Salvo il fatto che se a Firenze, Siena o Pisa, possono approfittarsi di essere destinazioni uniche al mondo, lo stesso non possiamo fare noi in Maremma. Perché non abbiamo il monopolio della natura incontaminata e delle spiagge.
Anche in questo caso basta guardarsi intorno. Quest’estate, come ha riportato un articolo di Repubblica, c’è stato il boom delle destinazioni turistiche albanesi: 182.000 Italiani da gennaio a luglio, +56% sull’anno precedente. Spiagge incontaminate, strutture ricettive nuove di zecca, tre siti Unesco e parchi naturali attrattivi per trekking, climbing, rafting e paracadutismo. Con una settimana che in un albergo 4 stelle costa da 400 a 600 euro, e un prezzo medio di 10 euro al ristorante di pesce. Buon testimone di questa nuova tendenza, che vede gl’Italiani in prima fila, il porto di Bari. Cancello d’ingresso all’Albania. Certo l’Albania è ancora una destinazione turistica acerba sul mercato internazionale, ma in veloce evoluzione. E presto lo sarà la Bulgaria. Così come, prima o poi, riconquisteranno terreno quelle del nord Africa o del Medio oriente.
Tutto questo per dire che la gestione ventennale dell’aeroporto Baccarini a Seam è un’occasione che non va sprecata. Ma perché questo avvenga, bisogna che l’occasione non faccia «l’uomo ladro».