GROSSETO – Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospendere il decreto interministeriale che introduce l’obbligo di indicazione d’origine del grano sulle confezioni di pasta. «Il Tribunale ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico dei consumatori riguardo alla massima trasparenza delle informazioni in etichetta, – commenta Luca Sani, presidente della Commissione agricoltura alla Camera – confermando le scelte fatte dai ministri Martina e Calenda. Il provvedimento entrerà in vigore come previsto il 17 febbraio 2018».
«Continueremo ad impegnarci per tutelare le produzioni italiane, valorizzare l’origine delle materie prime e rafforzare le filiere agroalimentari. – continua Sani – E a sostenere che questi provvedimenti debbano essere estesi a tutta l’Unione europea, per garantire un sistema di etichettatura più equo e uniforme, nel rispetto degli standard di sicurezza alimentare».
Il decreto grano/pasta prevede che le confezioni di pasta secca, prodotte in Italia, dovranno avere obbligatoriamente indicate due diciture: il nome del paese nel quale il grano è stato coltivato e il nome del paese in cui il grano è stato macinato.
Se queste fasi avvengono in più Paesi potranno essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”. L’indicazione sull’origine dovrà essere apposta in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili e indelebili.