GROSSETO – Cerimonia di commemorazione delle vittime dell’attentato di Nassiriya questa mattina a Grosseto. Nella piazza intitolata proprio alla memoria dei caduti in terra irakena, i rappresentanti delle istituzioni e del territorio hanno celebrato il ricordo del sacrificio di quei militari.
Ecco le parole del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna.
«Le ricorrenze come quella che ricordiamo oggi, suscitano sempre tante emozioni e stati d’animo diversi. Mai vorremmo ritrovarci a condividere un tributo – peraltro tanto sentito quanto doveroso – a persone, uomini, soldati, servitori dello Stato, uccisi per mano dell’uomo.
Mai vorremmo stringerci, anche solo simbolicamente, ai familiari e agli amici che hanno perso, per un atto tanto vile, i loro amati congiunti.
Ma è nostro compito, imprescindibile, in primis rendere omaggio a persone che, nel pieno delle loro esistenze, hanno pagato con la vita l’impegno profuso per la pace e la pacifica convivenza dei popoli.
I Carabinieri e i soldati dell’Esercito, morti nella strage di Nassiriya erano uomini in missione di pace. Con loro hanno trovato la morte anche due civili che lì svolgevano il loro lavoro.
Erano militari partiti per la missione italiana Antica Babilonia.
Con un obiettivo preciso: il mantenimento e la salvaguardia della pace nel sud dell’Iraq.
Erano uomini in divisa, impegnati nell’ambito di un progetto tanto ambizioso quanto pacifico: la rinascita e la sicurezza del popolo iracheno;
questo prevedeva la risoluzione Onu datata 22 maggio 2003.
Uomini chiamati a portare la pace e che invece hanno trovato la morte.
Portatori sani di valori universalmente riconosciuti e condivisi, ma che – i fatti e le cronache anche attuali lo dimostrano – non dobbiamo mai dare per scontati.
E in questo senso assume ancora più valore il nostro omaggio a questi caduti.
Il valore del ricordo si deve accompagnare alla forza del messaggio a favore della pace e del dialogo.
Pace e dialogo che però non possono prescindere dal rispetto dell’uomo e dal rispetto delle regole.
La parola che in questo contesto mi sento di sottolineare è proprio questa: rispetto.
Il rispetto di sé stessi e dell’altro è alla base di un sano, efficace, duraturo
rapporto tra due e più persone. Tra i membri di un’intera comunità.
Questo dobbiamo e vogliamo trasmettere come cittadini ma soprattutto come istituzioni.
E poi il rispetto delle regole; di quelle piccole e grandi convenzioni che ci offrono la libertà di vivere, di esprimerci, di crescere come individui e come collettività. Come popolo.
Tutti valori che i militari uccisi a Nassiriya cercavano di garantire al popolo iracheno, con un impegno encomiabile che andava oltre la professionalità e che sfociavano in una umanità apprezzata e gradita nelle diverse missioni di pace di cui l’Italia si è potuta, umilmente, onorare negli ultimi decenni.
Quei soldati uccisi, che oggi anche Grosseto ricorda con commozione e gratitudine per l’estremo sacrifico compiuto nel nome dello Stato italiano, erano padri di famiglia, mariti, fidanzati, figli.
Le immagini delle giovani vedove, delle povere madri, degli increduli piccoli orfani sono ancora vivi dentro di noi.
Non facciamo sbiadire la memoria di quel sacrificio.
La città di Grosseto – sono certo – saprà rendere omaggio a queste vittime, ogni giorno, con l’esempio della convivenza e dell’integrazione.
Ma anche con la forza del rispetto di quelle norme che codificano e garantiscono le libertà di tutti.
Nassiriya ci insegni questo: il valore della divisa spesa anche e soprattutto per la pace e il progresso. Per la crescita degli invidui e delle comunità a garanzia della libertà.
Una libertà che non può prescindere dal rispetto delle regole, approvate con metodi democratici e universalmente acquisiti nelle coscienze di tutti.
L’odio e la violenza generano il male.
Il seme del bene offre la speranza di una vita che vale veramente la pena di essere vissuta.
Il sacrificio dei 19 italiani uccisi a Nassiriya ce lo ricordano ogni giorno da 14 anni a questa parte.
Onore a loro».