GAVORRANO – “No Gessi Rossi alla Vallina”. Si chiama così il comitato di cittadini che sono contrari allo stoccaggio dei “gessi rossi” provenienti dall’impianto Venator (ex Tioxide) nella cava della Vallina. Tra le prime richieste del comitato c’è quella di conoscere quale sia la posizione ufficiale della giunta dopo aver apprezzato quella del vicesindaco Giulio Querci che si era espresso contro la collocazione dei gessi alla Vallina.
«Purtroppo – scrivono dal Comitato -, e lo diciamo con rammarico, non abbiamo abbastanza risorse per intraprendere azioni legali importanti ma costose, ma ci batteremo in ogni modo possibile per evitare che nel nostro territorio venga compiuto uno scempio simile e che la nostra salute, dopo miniere, industrie e quant’altro, sia messa ancora una volta a rischio. Perciò chiediamo ai cittadini, a tutte le associazioni del territorio, che siano di volontariato, di categoria, ambientaliste, venatorie ed anche agli altri comitati di salute pubblica di unirsi a noi in questa lotta o di esprimere pubblicamente la loro posizione su questa vicenda. A breve prenderà vita la pagina facebook del comitato dalla quale sarà possibile avere notizie sulle iniziative che organizzeremo come per esempio il primo incontro pubblico che si svolgerà nella frazione di Filare».
In un lungo documento il Comitato spiega le ragioni della contrarietà allo stoccaggio dei gessi nella cava collocata tra Filare e Gavorrano. Ecco alcuni dei punti messi in evidenza dal Comitato:
«- La cava è situata praticamente all’interno di un centro abitato (Filare) e nelle immediate vicinanze di altre due frazioni (il capoluogo e Bagno di Gavorrano).
– L’inadeguatezza dell’infrastruttura stradale, la quale non è in grado di sopportare il traffico generato dalle decine di camion (circa 70) provenienti giornalmente dalla fabbrica, soprattutto nel periodo estivo quando il traffico aumenta, in quanto la strada è la stessa che, non solo porta gli abitanti delle tre frazioni verso il litorale, ma anche le migliaia di turisti che scelgono di passare le vacanze nel nostro splendido territorio e nelle località balneari del Golfo. Per non parlare del Filare che si ritroverebbe attraversato costantemente da mezzi pesanti con frequenza nettamente superiore a quelli attualmente in transito verso la cava. Già oggi il transito dei camion compromette la qualità di vita degli abitanti della frazione.
La soluzione prospettata individua la via alternativa della strada “dei bacini” che eviterebbe solo il traffico all’interno della frazione del Filare attraversando invece un paesaggio agro pastorale di rara bellezza che ospita alcuni degli agriturismi delle aziende agricole più importanti della zona, nonché un’area di rispetto venatorio destinata al ripopolamento faunistico.
– Ci sembra assurdo che la Porta del Parco Nazionale delle Colline Metallifere e la sua sede storica, la certificazione Unesco, i suoi geositi, compresa la cava, debbano convivere con una discarica industriale, sia pure ridefinita come “ripristino ambientale con materiale inerte”, senza che il prestigio e l’appeal dell’area protetta non siano irrimediabilmente compromessi con ricadute negative sul turismo locale e sul settore agroalimentare, recentemente inserito nel distretto rurale Toscana del Sud.
– Inoltre la cava è adiacente al biotopo del Monte Calvo, nel Sito di Importanza Comunitaria n. 108 Monte d’Alma, una delle aree cruciali per la tutela della biodiversità europea, nazionale e regionale. L’area protetta è stata del tutto ignorata durante il dibattito pubblico. A tale proposito chiediamo se sia stata redatta, inoltrata e valutata la documentazione tecnico scientifica, prevista dalle normative vigenti in materia.
– Nessuno di noi è un tecnico del settore o semplicemente un esperto di chimica, ma sul piano del rischio ambientale, ad esempio, qualcuno ha valutato l’impatto dei venti, anche piuttosto forti in determinati periodi dell’anno, che interessano quasi costantemente la zona della cava? I gessi rossi sono polveri così “pesanti” da non risentirne alcun effetto o piuttosto verranno facilmente dispersi nel territorio, compresa ogni abitazione “ben esposta” delle tre frazioni limitrofe alla cava?
Gli eventuali lavori di adeguamento del sito allo stoccaggio dei gessi saranno naturalmente idonei ad isolare il materiale dalla falda acquifera presente nel sottosuolo che tende a risalire per poi affiorare in diversi punti della zona circostante?
Inoltre, la temperatura calda dell’acqua non avrà alcun effetto sui metalli contenuti nei gessi?
– Infine, come cittadini gavorranesi una considerazione forse egoistica, ma non per questo meno importante in un periodo di feroce crisi economica che colpisce in particolare territori come il nostro. Se il progetto di “ripristino” della Vallina divenisse realtà, è facile ipotizzare e stimare una perdita di valore almeno del 40% di tutti gli immobili situati nelle tre frazioni, soprattutto al Filare e nelle campagne limitrofe, e così ogni proprietario si ritroverà con un’immobile abbondantemente deprezzato per una scelta non sua e senza possibilità di alcun risarcimento. Stesso o forse maggior danno subiranno gli imprenditori agricoli e del turismo rurale che operano nella zona».