GROSSETO – Un pollo. È il ricordo più vivido di Laura, una nostra lettrice, che ci racconta la “sua” alluvione, gli zii che salgono le scale con quel pollo in mano e poi le notti con le cugine. Quello di Laura è il racconto dell’alluvione visto con gli occhi di una bambina di 8 anni, mentre la sorella ne aveva due di più.
«Abitavamo con i nostri genitori in via Prile, nelle case del Consorzio agrario. Quel giorno era festa e noi bimbe potevamo dormire – racconta Laura – Intorno alle 7 ci svegliò il suono prorompente del campanello. I nostri zii e nostra cugina venivano su per le scale e parlavano in modo concitato. Non ricordo le parole ma ho ancora chiara l’immagine di zia che, con indosso il grembiule da cucina, teneva in grembo un pollo che stava spennando in occasione della festa (san Carlo come zio) e piangeva per aver dovuto lasciare casa precipitosamente senza null’altro che quel pollo».
«Loro abitavano in via Pisacane – ricorda Laura – e rimasero con noi per molti giorni. Noi cugine dormivamo tutte e tre insieme; per noi, bimbe, fu un momento di gioia. Dalla finestra di camerina che si affacciava sul consorzio vedevamo l’acqua che sbatteva sui muri come al mare, sulla battigia, mentre dal portone d’ingresso la strada era asciutta e potevamo uscire. Andavamo in fondo alla via e guardando verso il ponte dei macelli, con l’acqua che scorreva e portava via le cose. Non ci rendevamo conto, allora, di quanto fossimo stati fortunati».