GROSSETO – «Quindici posti in fila 11, oltre alla prima fila, riservati alle autorità per la stagione teatrale, una spesa sostenuta economicamente anche dagli abbonati, mi sembra un grande impegno». Laura Cutini commenta così la scelta del Comune di riservare una ulteriore fila di poltrone, a teatro, per la stagione teatrale.
Cutini scrive, a tal proposito, una lunga lettera al sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna. «Sono abbonata da alcuni anni sia agli spettacoli del Teatro degli Industri che a quelli del Teatro Moderno, ogni anno ad inizio della stagione teatrale li confermo per regalarmi piacevoli serate e per sostenere l’impegno culturale della mia città».
«Sottoscrivo l’abbonamento a tutti gli spettacoli nonostante i mie frequenti impegni lavorativi fuori città mi facciano assentare da alcuni di questi. Anche quest’anno ero pronta, dopo lettura del cartellone proposto, a ripetere la mia adesione come abbonata, ma all’atto della conferma mi viene comunicato che il mio posto in fila 11 al Teatro Moderno non è più disponibile – prosegue Cutini -. Mi è stato detto che tutti e quindici i posti della fila 11 sono stati opzionati e a disposizione delle autorità. Rifletto un attimo e mi ricordo che alle “autorità” vengono riservati posti nelle prime file, mi chiedo: “quindici posti in fila 11, chissà se vengono mantenuti anche i posti in prima fila?”… un Teatro colmo di autorità».
«Non è un diritto negato, so perfettamente che la poltrona che avevo scelto in abbonamento ha soltanto la prelazione del mantenimento se confermata negli anni successivi, ma un numero così elevato di “poltrone riservate” è giustificato in occasioni istituzionali o di commemorazione; la disponibilità di posti per tutta la stagione teatrale, sostenuta economicamente anche dagli abbonati, mi sembra un grande impegno. Signor sindaco non sarebbe stato corretto dedicare un breve incontro alle persone interessate per comunicare quanto era stato deciso? Mi sono state offerte altre soluzioni, forse anche migliori, ma non era quello che volevo, le ho ritenute non giustificative di un modo inopportuno e istituzionalmente sconsiderato come quello di destinare posti alle autorità esercitando un mero potere autoritario».