GROSSETO – «Una giustizia lenta e poco efficiente è, assieme alla difficoltà di accesso al credito, uno dei fardelli più grossi con cui si debbono confrontare le imprese e che pesa come un macigno sullo sviluppo della nostra economia» afferma il presidente provinciale Confesercenti Giovanni Caso, ed è quanto emerso da un incontro organizzato a Roma da Confesercenti, in cui è stato analizzato il rapporto tra “Giustizia, imprese e territori” e a cui ha partecipato il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Lunghini.
Ad incidere sulle imprese sono alcuni reati tipici, che purtroppo sono in aumento: se, infatti, in generale, i reati denunciati in provincia di Grosseto sono in diminuzione passando da 42,6 a 41,2 ogni mille abitanti (dopo gli anni della crisi che ha acuito la vulnerabilità economica dei cittadini e incrementato significativamente il numero di reati contro il patrimonio, si segnala, infatti, un miglioramento del livello complessivo di sicurezza sul territorio), ad aumentare sono invece i reati di estorsione ed usura che passano da 1,1 a 1,4 ogni 10 mila abitanti. Aumenta anche la contraffazione dei marchi, sempre in Maremma passa da 2,2 a 2,4 ogni 10 mila abitanti. Stabili invece furti e rapine negli esercizi commerciali (1 ogni 100 negozi).
Ogni anno, come emerge dal rapporto Cer-Eures, le imprese italiane spendono 3 miliardi di euro di costi legali e amministrativi solo per i contenziosi in materia di lavoro: un vero salasso. L’efficienza della nostra giustizia civile appare ancora lontana dagli standard degli altri Paesi europei. Secondo fonti Ocse, il procedimento civile, in Italia, per il primo grado di giudizio, dura 564 giorni, contro i 274 di Francia, i 425 del Portogallo, i 272 della Spagna e i 206 della Scozia. Ritardi che tendono ad aumentare per i gradi successivi: si arriva addirittura a 1.188 giorni per il terzo grado, contro i 333 della Francia, i 350 della Scozia, i 316 della Spagna e addirittura 90 del Portogallo.
Dati ancor più preoccupanti se si valuta quel che succede in Italia, dove si registra una giustizia a due velocità: secondo i dati elaborati nel rapporto Cer-Eures per Confesercenti, si va dai 543 giorni della regione più efficiente, ai 1813 di quella meno rapida, con un divario di 1270 giorni, mentre a livello provinciale questa differenza raggiunge i 5.814 giorni (con una forbice che va da 422 a 6.236 giorni). Per Confesercenti «La lentezza della giustizia sembra accompagnare il divario di sviluppo che continua a caratterizzare l’economia italiana, penalizzando la competitività della nostra economia».
Secondo uno studio di Banca d’Italia, se la lunghezza dei processi si riducesse della metà, le imprese più piccole riuscirebbero ad aumentare il numero degli occupati, in media, del 10%. Per tutti questi motivi Confesercenti chiede che la riforma della giustizia entri al più presto nell’agenda di Governo.
Le richieste di Confesercenti sono: una redistribuzione degli uffici sul territorio, un efficientamento del Tribunale delle imprese, i cui tempi di risoluzione vanno allungandosi e avvicinandosi a quelli ordinari, una maggior informatizzazione, e un intervento volto a snellire i procedimenti per i contenziosi lavorativi prevedendo una specializzazione ulteriore del giudice del lavoro, con una divisione netta tra giudici che si occupano di contenzioso giuslavoristico e quelli, invece, dedicati al contenzioso previdenziale (per ingrandire cliccare sulle tabelle).