FIRENZE – Rifiuti e bufera su Sei Toscana dopo la proposta di aumento dei compensi degli amministratori. Dopo tanti interventi e prese di posizione da parte di rappresentanti politici e soggeti economici, sulla vicenda intervengono anche Matteo Frosini, Presidente di Sta Spa e Stefano Carnevali, Amministratore delegato di Sta Spa. Sta ( Società Toscana Ambiente) è la società privata che detiene il 26% delle quote di Sei Toscana.
«La questione dei compensi del C.d.A. di SEI Toscana – si legge nella nota di Sta – è stata condannata come immorale, inopportuna, irresponsabile, ecc. ma ci corre l’obbligo di far notare, evidentemente, che non c’è nessuna menomazione dell’interesse pubblico o chissà quale oltraggio a carico delle casse comunali e/o del portafoglio dei cittadini, poiché: SEI Toscana S.r.l. non è una società di proprietà pubblica né a controllo pubblico, secondo le disciplina delle leggi vigenti; Il valore dei compensi del C.d.A. di SEI Toscana (come quello dei commissari prefettizi) non incide sulla tariffa. SEI Toscana non è una azienda in crisi economica ed i suoi bilanci sono in attivo. La voce “compensi per gli amministratori” nel budget di SEI Toscana è la metà, finanche un terzo, di quella a disposizione di altre società attive nei Servizi Pubblici Locali (acqua, energia, rifiuti, ecc.) del nostro territorio, simili per dimensioni e fatturato. L’incremento del budget per il C.d.A. di SEI Toscana senza un aggravio di costi per la società ma utilizzando risparmi già ottenuti. Riteniamo che nel rispetto delle norme, “Il compenso deve essere congruo e parametrato alla struttura, alla dimensione ed alla redditività della società” visto che con l’attuale plafond, bloccato dalla comunicazione dei Commissari, l’Amministratore Delegato potrebbe essere remunerato meno di un dipendente senza responsabilità. Questo vi sembra normale e morale?»
«Sul metodo c’è stata quindi un’invasione di campo da parte della politica come non si era mai vista prima e invitiamo tutti a rileggersi le norme che regolano i compensi nelle società per azion»i.
«Partendo da questo ipotetico scandalo, il dibattito si è allargato alla necessità di ricondurre SEI Toscana sotto il “controllo pubblico”, anche attraverso una nuova ridistribuzione delle quote societarie. Ognuno ha voluto dire la sua ma ci sembra che nel dibattito non si sia tenuto conto delle seguenti questioni di merito: È lecito domandarsi se sia normale e consentito dalle norme di settore, che i Comuni diventino pure i proprietari monopolistici (cioè azionisti totalitari o di maggioranza dominante) dell’azienda di cui sono clienti e anche controllori (attraverso l’ATO). Si pensa veramente che il diventare soggetti “controllori, proprietari, gestori e utenti di se stessi” passi inosservato? Si crede veramente che la situazione di crisi, lamentata da più parti nel territorio servito da SEI Toscana, debba essere riconducibile allo “scandalo” dell’aumento dei compensi dei consiglieri e non allo stallo organizzativo/decisionale in cui versa L’ATO, che ricordiamo essere formato da oltre 100 comuni, da 3 anni inadempiente rispetto alla predisposizione del Piano Industriale di Ambito? Ci auguriamo vivamente che la nomina del nuovo Direttore possa dare un decisivo impulso in tal senso all’Assemblea dei Sindaci.Non ci sembra che un ente pubblico (o a maggioranza pubblica) sia necessariamente più virtuoso, efficace ed efficiente rispetto ad un sistema misto o interamente privato. Non pone dubbi a nessuno che sistematicamente la gestione pubblica di alcune aziende dei Servizi Pubblici Locali ha sempre più spesso generato debiti e default, anche in Toscana? Se la parte pubblica ha perso la maggioranza delle quote azionarie all’interno di SEI Toscana la “colpa” è di quei Comuni che a suo tempo hanno dato mandato alle loro società partecipate di vendere le proprie azioni a partner privati o quando hanno rinunciato agli aumenti di capitale. Non ci risulta che allora ci siano state pubbliche “levate di scudi”. Chi “cade dal pero” oggi non ci fa bella figura e si espone a facili strumentalizzazioni. Ribadiamo che, a prescindere dalle vicende interne di alcune società che detengono il nostro capitale sociale, STA è una società solida, non è in vendita e non lo sono neppure le sue azioni possedute in SEI Toscana, anzi manifestando la nostra intenzione di acquisire anche le quote dei soci morosi. Abbiamo investito 30 mln di euro in questa avventura imprenditoriale e non possiamo tollerare che alcuni dei nostri partner, consapevolmente o meno, stiano prestando il fianco a chi vuole affossare il percorso che tutti assieme abbiamo intrapreso. Nel mese di giugno abbiamo scritto a SEI Toscana ed ai suoi soci che siamo disponibili a valutare la rinuncia ad una quota dei diritti di prelazione spettanti per favorire un eventuale ritorno alla maggioranza pubblica.
«Ci teniamo a sottolineare che siamo stati forse gli unici, ad oggi, ad aver preso le difese dell’azienda SEI Toscana e dei suoi amministratori. E’ una questione di stile ma anche di sostanza: STA Spa conferma il pieno sostegno agli organi sociali, che ha contribuito a nominare, e ne tutela con forza l’onorabilità, anche valutando il ricorso a querele nei confronti di coloro che hanno dichiarato il falso».