GROSSETO – Per il Movimento 5 Stelle nella vicenda delle mense scolastiche, delle situazioni morose e della gestione del problema, hanno perso tutti. Tra i maggiori responsabili di questa situazione per i cinque stelle c’è l’assessore Chiara Veltroni.
«Sulla refezione scolastica – scrivono i quattro consiglieri comunali pentastellati, Daniela lembo, Antonella Pisani, Francesca Amore e Gianluigi Perruzza – alla fine hanno perso tutti, a cominciare dai bambini, trattati diversamente in base al comportamento dei loro genitori. Ma con la scelta del Comune ha perso soprattutto la scuola, che ha abdicato al suo fine essenziale di “comunità educante”, ponendosi in secondo piano rispetto alle famiglie. Eppure l’Assessora Veltroni quale persona “abilitata all’insegnamento con qualifica di maestra di scuola media inferiore” vantando competenze personali che vanno dalla Didattica alla Pedagogia (vedi curriculum pubblicato sul sito del Comune di Grosseto) dovrebbe aver chiaro il ruolo educativo della scuola! E invece la stessa inserisce in un regolamento, di fatto, la ghettizzazione ed il digiuno per i bambini la cui colpa è quella di avere, probabilmente, genitori distratti o sorpresi da alcune difficoltà economiche».
«Se la scuola deve infatti educare in collaborazione con la famiglia e con la società tutta, essa deve farlo assumendosi comunque per prima la propria, irrinunciabile e doverosa, istituzionale, responsabilità: garantire il diritto alla formazione di ogni alunno fornendo le condizioni e i supporti adeguati affinché egli possa svilupparsi come persona. Questo si può realizzare non grazie certo a relazioni burocratiche e formali, come quelle stabilite dai regolamenti interni, ma attraverso relazioni personali e vive tra tutti i protagonisti della scuola: allievi, docenti e personale non docente. L’apprendimento scolastico è infatti da considerarsi solo una delle tante esperienze di formazione che rientrano nel tempo educativo, del quale fa parte a pieno titolo il tempo-mensa, da considerarsi tempo scolastico al pari dell’ora di matematica o di storia. E siccome il tempo scolastico è obbligatorio, consentire alle famiglie che non usufruiscono del servizio mensa di portare a casa i bambini non dovrebbe essere ammissibile. Mantenendo fede alla sua finalità educativa la scuola allora, anziché abdicare al suo ruolo permettendo alle famiglie di sottrarre i figli al tempo scolastico, dovrebbe dare ai bambini la possibilità di portarsi il pasto da casa come accade in tutte le città d’Italia che hanno recepito l’indirizzo della recente giurisprudenza, favorevole a questa opzione, mentre invece la nostra amministrazione ha bocciato (tranne la lista Passione) la delibera presentata dal M5S un anno fa».
«Non ci è chiaro, poi, che cosa intenda comunicare la Veltroni quando dice che in media, negli ultimi 3 anni, 1.000 famiglie all’anno non hanno pagato la mensa ai propri figli. Che mille persone all’anno non versano 8 mensilità consecutive di bollettini, oppure, che in media 1.000 famiglie ogni anno “saltano” 1 o 2 mensilità? Per quanto in entrambi casi si parli di morosità, si tratterebbe di due atteggiamenti ben diversi! Cosa ci tiene a comunicare con la frase “tra loro (i morosi) ci sono anche professionisti”! Che i professionisti forse sono una classe di privilegiati che viaggiano con il macchinone? Ma queste sono considerazioni da fare la mattina al bar, non è possibile che escano sui giornali come comunicati di una Amministrazione comunale. Cara Assessora, gli anni ’80 sono finiti da un pezzo! E’ dal 2014 che tutta la stampa nazionale (sulla base dei dati Istat) descrive i giovani professionisti o le piccole/medie partite iva come la classe dei “nuovi poveri” in Italia. Come amministratori, cerchiamo di fare considerazioni un pochino più complesse, evitando di svilire il problema, che invece è molto grave e serio, cadendo negli stereotipi tradizionali di chi non approfondisce gli argomenti e parla con molta leggerezza».
«Il Movimento 5 Stelle, sulla base degli ultimi avvenimenti, ripresenterà nuovamente in Consiglio una mozione per dare alle famiglie la possibilità di poter consumare a scuola il “pasto della mamma”, proposta che ricordiamo, fu bocciata mesi addietro dalla maggioranza e dalla minoranza (fatta eccezione per il consigliere Carlicchi). Sappiamo con certezza che alcune famiglie hanno fatto richiesta individuale presso le scuole, sia lo scorso anno sia all’inizio di questo nuovo anno scolastico, chiedendo l’autorizzazione a far consumare il pasto preparato da casa ai loro figli. Su questa possibilità, visto lo stato attuale del servizio refezione proposto, visti i costi eccessivi (7 euro tariffa massima) e viste le richieste delle famiglie, abbiamo deciso di non mollare».