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Ragionando al contrario rispetto ai paradigmi consolidati. La disabilità non è solo un handicap ma un’opportunità. Sicuramente per chi si occupa di turismo in modo professionale. Le persone con disabilità, infatti, quado viaggiano hanno “esigenze speciali”. E sono tante. In Europa, ma anche in Italia. Chi saprà dare risposte di qualità ai bisogni di chi è disabile e viaggia per turismo, quindi, sarà in grado d’intercettare una nicchia non piccola del mercato delle vacanze. Nicchia “ricca”. Perché le persone con disabilità spendono mediamente di più dei viaggiatori “normali”. Non si spostano quasi mai sole. Spesso in gruppo. Spesso in bassa stagione. Quasi sempre con periodi di permanenza più lunghi della media.
Considerata da quest’angolatura – che, va esplicitato, esclude volutamente il tema enorme del defict di assistenza pubblica che penalizza in Italia le persone disabili – la disabilità si libera dello stigma culturale che qualifica l’umanità disabile con lo stereotipo peloso di “persone meno fortunate”. Relegandole nel purgatorio dei bisognosi di accudimento, dove l’identità coincide con la patologia denegando dignità e godimento di molti diritti. Come quello di viaggiare.
La controindicazione, diciamo così, sta nel fatto che si arriva all’emancipazione reale solo per via economica. Nel momento in cui alle persone disabili si riconosce lo status di clienti ai quali garantire servizi turistici. Come a tutti quanti gli altri. Onestamente c’è di peggio. Tipo il pietismo e il capitalismo compassionevole. Che confinano il tema della qualità della vita di chi è disabile nel recinto della beneficienza.
Turismo accessibile quindi sinonimo di sviluppo ed emancipazione. Si può fare. I numeri sono eloquenti e annichiliscono ogni retorica. Stando ad Istat e Censis in Italia le persone con limitazioni funzionali sono tra i 3,8 e i 4,3 milioni. Si tratta di cittadini con disabilità molto diverse fra loro, più o meno gravi. Le persone che si muovono su una carrozzina, ad esempio, in Europa sono statisticamente tra l’1 e 1,4% della popolazione totale: in Italia tra 606.000 e 648.000. Complessivamente nel nostro continente ci sono invece circa 50 milioni di persone disabili propriamente dette: disabili fisici (es: lesioni midollari e patologie neurodegenerative), psichici e intellettivi (es: sindromi genetiche e ritardi mentali), relazionali (es: spettro autistico, X-fragile). Di questi 5-6 milioni scarrozzano & sgommano.
Ma attenzione, dal punto di vista di chi offre servizi turistici la domanda delle persone con bisogni speciali non si riduce alle sole persone disabili. E tantomeno solo ai carrozzati. Eurostat (l’ufficio statistico dell’Ue) ha stimato che in Europa ci sono 138,6 milioni di persone con bisogni di accessibilità, dei quali il 35.9% con un’età tra 15 e 64 anni. Il 64.1% oltre 65 anni. Cardiopatici, persone con allergie o intolleranze alimentari, problemi osteoarticolari, anziani, genitori con bambini che utilizzano il passeggino…sono alcuni esempi di potenziali turisti non propriamente disabili ma con bisogni speciali.
Tutte queste persone, sempre secondo un’indagine campionaria ancora targata Eurostat, nel 2012 in Europa hanno fatto circa 783 milioni di viaggi. E si stima che la domanda crescerà fino a circa 862 milioni di viaggi nel 2020, con una crescita media annua dell’1,2%.
Tradotto in termini economici, questa domanda di turismo accessibile nel 2012 ha generato un fatturato Lordo diretto 352 miliardi di euro, con un effetto moltiplicatore di 786 miliardi. Guardando all’impatto occupazionale, di conseguenza, gli addetti diretti del turismo accessibile nei 27 Paesi dell’Unione europea erano 4.2 milioni, con un effetto moltiplicatore di 8,7 milioni di occupati nel settore.
Quali destinazioni pensate che privilegi una simile tipologia di turista? Ovvio, quelle accoglienti in termini di servizi turistici tarati sulle loro esigenze speciali e accessibili in termini di fruibilità di centri storici, monumenti, musei, spiagge e in generale della natura. Là dove le barriere architettoniche e naturali sono eliminate o mitigate. E questo, a sua volta, introduce lo spaccato della cosiddetta “progettazione universale”. Ovverosia quei criteri traversali alla progettazione urbanistica/architettonica, dei servizi turistici e della mobilità, che consentono una fruizione universale del prodotto turismo. Perché, è intuitivo, un piatto doccia privo di soglia, un letto elettrico e un wc regolabile in altezza, per fare esempi banali, facilitano chi è in carrozzina e sono comodi per chiunque. Così come un ascensore, un treno accessibile da una banchina rialzata o un sentiero in pavimentazione compatta in mezzo alla pineta. Per cui, a pensarci bene, le camere d’albergo “per i disabili” appaiono un orpello ingiustificabile. Mentre la progettazione e l’accessibilità universale, in questa chiave, diventano fattore di competitività connaturato a un’offerta turistica che si voglia caratterizzare per la qualità.
La provincia di Grosseto in tutto questo che c’entra. Tutto e niente, dipende dalla capacità di cogliere l’opportunità insita nell’approccio. Avendo il proprio punto di forza nella qualità ambientale, nell’agricoltura e nelle suggestioni del paesaggio, disponendo di un vasto patrimonio naturale tutelato da parchi e riserve, potrebbe puntare sul turismo accessibile che gioca la carta del godimento dell’ambiente da parte dei turisti con bisogni speciali. Disabili e non. E magari puntare ad avere, per ipotesi, diciamo 400.000 presenze all’anno dovute a visitatori “un po’ strani”, fuori dalle righe, sui 6 milioni di presenze totali. Costruendo nel tempo un’accoglienza diffusa basata sulla progettazione universale.
Esempi positivi e buone pratiche ce ne sono già. Basta vederli e trarne le conseguenze. Riva del Sole, villaggio costruito dai sindacati svedesi, accoglie turisti disabili dall’inizio degli anni 60. I recenti campionati europei paralimpici hanno portato a Grosseto centinaia di atleti disabili. La Fondazione Il Sole, a luglio e agosto, organizzando i soggiorni estivi per più di 90 persone con disabilità psichica e relazionale, ha acquistato servizi turistici per un valore di 25.000 Euro. Parco della Maremma e Oasi Wwf hanno percorsi accessibili nella natura. E via dicendo.
Sognare a occhi aperti non costa nulla. Acquistare pacchetti turistici in territori accoglienti nei confronti di chi ha esigenze speciali, è un po’ più dispendioso. Per le persone disabili è anche una questione di dignità. Per un operatore turistico lungimirante, un’occasione per incrementare i ricavi e allungare la stagione. La nicchia di mercato, in fondo, non è poi così piccola. A pesarla con occhio vispo.
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