GROSSETO – “La polemica di basso profilo intentata dall’Anpi sulla proposta che abbiamo avanzato di una intitolazione a Grosseto di una strada a Giorgio Almirante ci lascia del tutto indifferenti”. E’ quanto comunica il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia al Comune di Grosseto.
“Come in occasione della recente presa di posizione del segretario nazionale dell’Associazione dei partigiani – affermano i consiglieri di Fdi Bruno Ceccherini e Andrea Guidoni – relativa alla proposta di una targa a Noli, in provincia di Savona, alla memoria della tredicenne Giuseppina Ghersi, violentata e trucidata il 30 aprile del 1945 davanti ai propri genitori in quanto rea di essere ‘fascista’, ribadiamo il nostro fermo dissenso a teorie assurde rispetto a violenze commesse durante la guerra e che non trovano alcuna giustificazione, nemmeno per essere avvenute in periodo bellico”.
“Tentare di criminalizzare la figura di Almirante, di cui è bene ricordare che esistono in Italia alcune città che già gli hanno intitolato piazze o strade, come Neviano in provincia di Lecce ed Affile in provincia di Roma, appare un tentativo davvero maldestro teso solo a dare ancora un po’ di respiro ad una Associazione che ha perso ormai da tempo la sua connotazione originaria e che sopravvive grazie a lauti finanziamenti pubblici di cui non si riesce più a comprendere lo stanziamento. E anche le accuse in merito alla firma delle leggi razziali sono una sciocchezza, Almirante nel 1938 aveva 24 anni e non ricopriva cariche a livello governativo”.
“Almirante – osservano Ceccherini e Guidoni – fu accusato di aver firmato un manifesto nel maggio del 1944 che invitava i partigiani a consegnarsi ai tedeschi pena la fucilazione, prevista anche per chi dava loro rifugio e collaborazione. Un manifesto affisso proprio nel grossetano, alle pendici dell’Amiata. Di quella accusa Almirante non ebbe a subire conseguenze, non fu coinvolto in alcun procedimento penale e né quindi fruì di amnistie. Fu condannato, contumace, a due anni di confino per il ruolo ricoperto nella Repubblica Sociale, quando si dette alla latitanza sotto falso nome per sfuggire ad esecuzioni sommarie da parte degli stessi partigiani. Aiutato fra l’altro da una coppia di amici ebrei, Vincenzo e Emmamaria Napoli, che ricambiarono il favore per aver lui aiutato a sua volta un loro amico durante le persecuzioni naziste in Italia, Emanuele Levi”.
“Vale la pena di ricordare – conclude la nota – le parole pronunciate su di lui nel giugno del 2014 dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in occasione del centenario della nascita del leader missino ebbe a dire: “Almirante ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente a emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei toni. È stato espressione di una generazione di leader che hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato”.