GROSSETO – Parlare di emergenza siccità solo quando nell’emergenza ci siamo dentro fino al collo, serve a ben poco. Anche perché i cambiamenti climatici sono un dato di fatto a cui dobbiamo abituarci; e, annate come queste, che ricordano molto da vicino il 2003, non sono una rarità. E’ in sintesi quanto è emerso dal convegno che si è tenuto oggi a Grosseto, dal titolo “Acqua, suolo e ambiente – Gestione, tutela e salvaguardia del territorio” organizzato da Cia Grosseto e Cia Toscana, che ha visto una grande partecipazione di agricoltori, studenti ed addetti ai lavori. Il convegno coordinato dal direttore Cia Toscana Giordano Pascucci, ha visto gli interventi oltre che dei presidenti Cia di Grosseto, Enrico Rabazzi e Cia Toscana Luca Brunelli, le conclusioni del presidente Cia Agricoltori Italiani Dino Scanavino; quindi del presidente Commissione Agricoltura della Camera Luca Sani; dell’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni; del consigliere regionale Leonardo Marras; del dirigente Regione Toscana Stefania Nuvoli; di Mirco Mancini, direttore Fondazione Clima e Sostenibilità; di Renzo Ricciardi, dirigente del Genio civile Regione Toscana.
«L’agricoltura per la Toscana ha un ruolo economico, sociale ed ambientale di primo piano – ha affermato Luca Brunelli, presidente Cia Toscana -, non si risolve il problema parlandone solo nei periodi di siccità, basti pensare che in provincia di Grosseto e nel basso senese non piove regolarmente da quasi un anno. Il tema dell’approvvigionamento idrico, sia per usi irrigui sia civili, è molto complesso; è una priorità assoluta da affrontare per non vedere l’agricoltura in ginocchio ogni qual volta si verifica una stagione climatica come questa; non ce lo possiamo permettere. C’è bisogno di mettere a sistema investimenti e progetti che ci sono, ma dei quali se ne parla soltanto quando siamo in emergenza. Necessarie soluzioni urgenti per portare l’acqua per l’irrigazione alle aziende agricole, questa deve essere la normalità e non la straordinarietà». E’ opportuno, quindi, secondo la Cia Toscana spendere meglio le risorse, rivedere ad esempio la gestione dei piani invasi territoriali. Necessario anche uno sforzo in materia d’innovazione verso la riduzione degli sprechi e un utilizzo razionale della risorsa idrica; incentivare e sostenere nuove tecnologie (micro irrigazione).
Alcune cifre che riguardano la gestione delle risorse irrigue: Piano irriguo nazionale: programmati investimenti nel settore dell’irrigazione per un importo di 1,6 miliardi di euro; Piano Nazionale di Sviluppo Rurale (PSRN): stanziati 300 milioni di euro per investimenti irrigui; Recente ripartizione del Fondo Investimenti (ultima legge di bilancio): prevede 108 milioni per le infrastrutture idriche. I 3 strumenti indicati, gestiti dal Ministero dell’agricoltura, hanno stanziato circa 2 miliardi di euro negli ultimi anni. A ciò si possono aggiungere le risorse per le opere relative al settore idrico già inserite nel “programma delle infrastrutture strategiche” (Ministero ambiente, Accordi di programma).
In Maremma i danni alla maggior parte delle colture sono stati ingenti: calo per i cereali dal 50 al 70 per cento; viticoltura a -40/45% in tutto il territorio provinciale; olivicoltura -45/50%; fino alle foraggere che hanno avuto un calo di produzione dell’80%. Dati (in continuo aggiornamento) che sono in media con quelli toscani. «Stiamo facendo i conti troppo spesso con annate del genere, anche il 2012 non fu troppo migliore – ha sottolineato il presidente della Cia Grosseto Enrico Rabazzi –; bisogna prendere atto di questa situazione ed agire di conseguenza, con politiche adeguate partendo dalla realizzazione di invasi che siano funzionali e che possano dare risposte agli agricoltori in modo costante». Sul tema suolo Rabazzi ha ricordato quanto sia fondamentale la presenza dell’agricoltore sul territorio, ma che ci sia bisogno di garantire un reddito adeguato per scongiurare una fuga dalle campagne. «Nel grossetano – ha aggiunto Rabazzi – pastorizia e zootecnia stanno chiudendo, stiamo andando verso l’abbandono delle aree rurali e montane e i terreni diventano incolti e non controllati e quindi a rischio di smottamenti e frane».
«È assodato – ha detto Giordano Pascucci, direttore Cia Toscana – che la disponibilità di acqua è fondamentale per le pratiche agricole, per ottenere buone produzioni sia sul piano quantitativo che qualitativo. Acqua determinante che occorre gestire con oculatezza dall’accumolo alla distribuzione. Con la realizzazione dei grandi invasi di Montedoglio e Bilancino, la progettazione si è bloccata sia a causa di una sterile e stuccosa discussione sui grandi invasi che sulla opportunità di intervenire con piccole opere diffuse sul territorio. Nel 2003 l’altra grande annata di siccità, ma oggi la situazione complessiva è peggiore. Va posto rimedio velocemente attraverso la messa a punto di una strategia progettuale di medio periodo che preveda interventi strutturali realizzando nuovi invasi diffusi sul territorio per l’accumulo e la distribuzione della risorsa idrica nei periodi necessari per le colture agricole, ammodernando e potenziando le reti di adduzione. Rendere disponibile l’acqua – ha concluso Pascucci -, significa assicurare il futuro all’agricoltura ed alle imprese toscane».
«Siamo dentro una nuova era climatica, dove gli eventi estremi non sono più l’eccezione ma stanno diventando costanti – ha spiegato il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino -. Per questo servono soluzioni strutturali e non interventi tampone a tutela del comparto: bisogna avviare investimenti per il contenimento della risorsa idrica, creare efficienti bacini di invaso e accumulo e rafforzare le politiche di prevenzione e gestione del rischio. Invece molte risorse finiscono in progetti futuribili e sovrastrutture che alimentano solo burocrazia». Cia Toscana, come in passato, sta portando nelle sedi istituzionali le istanze del settore e delle imprese agricole, non farà mancare idee e contributi per individuare percorsi e soluzioni possibili ed efficaci. E’ possibile contrastare i cambiamenti climatici, ma non decidere noi quanto e quando far piovere, invece dobbiamo incalzare la politica e le istituzioni, in primis Regione e ministeri competenti, per reperire le risorse necessarie per realizzare in tempi ragionevoli le infrastrutture necessarie per superare questa cronica emergenza.
Annus Horrbilis in Italia – A partire da inizio anno, il settore agricolo è stato particolarmente colpito dagli eventi calamitosi. Tra gelate, siccità, terremoti e alluvioni, la conta ha superato abbondantemente il miliardo e mezzo di euro. Soltanto nelle ultime settimane (in Italia), la combinazione siccità-maltempo ha provocato danni all’agricoltura stimabili in quasi 600 milioni di euro. A ciò si aggiungono i danni strutturali che, negli ultimi giorni per effetto degli eventi alluvionali, hanno colpito le imprese agricole. Le stime, approssimative, per i danni da incendi superano il miliardo di euro.