GROSSETO – «Un’ora di tempo in cui andare a prendere i ragazzi, farli mangiare e riportarli a scuola, le cose non sono andate come ci avevano detto». I genitori dei bambini della scuola media Da Vinci ad indirizzo musicale sono sul piede di guerra. Le novità di orario di quest’anno no piacciono a molti di loro.
«La scuola ha due rientri pomeridiani – afferma una mamma che ha contattato la nostra redazione anche a nome di altri genitori – in cui viene fatta musica, un giorno strumento e l’alro orchestra. È il motivo per cui l’istituto ha fatto incetta di iscritti: le ore musicale curricolari hanno fatto gola a molti. Lo scorso anno i ragazzi facevano una pausa di 10 minuti, mangiando in fretta dove si trovavano. Durante l’anno alcuni insegnanti avevano lasciato intendere ai ragazzi che quest’anno le cose sarebbero andate meglio. Non c’era nulla di scritto, ma sembrava che l’istituto avrebbe messo a disposizione una stanza, con la possibilità di usufruire, pagando, dei pasti preparati dal vicino centro anziani».
Quest’anno invece le cose sono andate diversamente: «La notizia è stata comunicata in una riunione di cui molti di noi neppure sapevano. Hanno partecipato alcuni rappresentanti di classe. È stato chiesto di firmare una liberatoria, per scaricare la responsabilità dalla scuola, i ragazzi escono alle 14 e devono rientrare alle 15. Non possono più restare all’interno. Questo significa, per chi non abita accanto alla scuola, andarli a prendere, farli mangiare e riportarli a scuola. Con un aggravio sulle famiglie notevole, specie per chi lavora».
«Abbiamo telefonato alla vicepreside per un appuntamento con la preside Maria Cristina Alocci – prosegue la mamma – ma ci ha già detto che la preside ci riceverà solo uno alla volta e non in delegazione, e che comunque la decisione è stata presa, chiudendo così tutti i ponti e ogni possibilità di dialogo».
«Di fatto abbiamo scelto la scuola perché musica doveva essere parte integrante del percorso scolastico, e invece sta diventando qualcosa di avulso, staccato, a sé, senza una programmazione condivisa tra insegnanti. A noi sembra che tutto questo sia frutto di una mancanza di lungimiranza da parte della dirigenza, e che ora finiscono per pagare ragazzi e famiglie».