GROSSETO – “Qui SiCura#guardiamedicaGrosseto”. Si chiama così l’iniziativa delle dottoresse maremmane per puntare l’attenzione sul tema della sicurezza della Guardia medica dopo l’episodio di violenza dei giorni scorsi ai danni di un medico in servizio notturno.
«Vogliamo lavorare in sicurezza» dicono i camici bianchi «chiamati a lavorare in situazioni logistiche anche degradate e disagiate, in solitudine, senza un minimo aiuto in caso di pericolo» prosegue la dottoressa Giulia Marini. «Se le condizioni in ambulatorio sono totalmente prive di barriere, l’uscita notturna per raggiungere il paziente si trasforma in un autentico calvario, durante il tragitto con l’assillo del pensiero di chi potresti incontrare al domicilio della persona che ti ha chiamato».
«Questo servizio delicato, importante e sottoposto a molti possibili risvolti, diventa insostenibile nell’ottica della sicurezza personale, e l’ostacolo della paura (di questo si tratta in particolare per le donne), nuoce alla concentrazione e alla soluzione del caso clinico -prosegue al dottoressa Marini -. L’opinione pubblica, come per altri problemi, viene a conoscenza del caso eclatante, ma la tensione è spesso palpabile di notte quando il servizio viene usato in maniera inappropriata da alcuni cittadini, in particolare da quelli che vivono un disagio sociale nella loro vita e spesso si recano nei pochi posti aperti durante la notte, come i pronto soccorsi e sedi di guardia medica».
«La sanità italiana è sempre più rosa sia per infermieri che medici e sarebbe opportuno riferirsi a queste categorie ormai come infermiere e dottoresse. Basta guardare i corsi universitari: i maschi sono ormai una sparuta minoranza. “Qui SiCura” è lo slogan lanciato dalle dottoresse del servizio di continuità assistenziale della provincia di Grosseto, una richiesta di sicurezza, non un compatimento, ma un urlo che vuole abbracciare l’Italia intera, accumunare colleghi, sensibilizzare l’opinione pubblica, raggiungere le istituzioni nell’ottica di stimolare una discussione per affrontare una situazione da troppo tempo dimenticata. “Qui SiCura” invita calorosamente la ministra Lorenzin a fare un turno di guardia con loro affinché si renda conto di cosa significhi avere paura mentre fai il tuo dovere. Una sollecitazione ferma, convinta, profonda, che spera in una risposta con altrettanti requisiti. “Qui Sicura” vorrebbe essere l’inizio di una nuova strada, questa volta asfaltata, costruita insieme alle istituzioni. Per non sentirsi ancora soli». Conclude.