GROSSETO – «In un paese senza memoria, dove il passato e la storia sono quotidianamente rimosse, le gravi offese a Don Enzo Capitani, un uomo per il quale, indipendentemente dalla fede e dal credo politico tutti, dovrebbero provare rispetto per l’ impegno a favore degli ultimi e degli emarginati, al di la della provenienza, della razza, del colore della pelle, della nazionalità, del credo religioso non solo disvela, se ancora ce ne fosse bisogno la natura del governo della Città di Grosseto, ma mette in evidenza la profonda metamorfosi subita dal sentire comune del nostro paese». Questa le parole di Massimo Borghi, coordinatore provinciale di Sinistra Italiana, e di Marco Sabatini, coordinatore regionale.
«La vicenda di per sé – aggiungono – è una vicenda talmente piccola, e a nostro giudizio positiva che in altra epoca storica anche vicina non avrebbe suscitato nessun tipo di dibattito, sarebbe stata considerata naturale».
«Oggi invece per fattori politici e non solo, l’impiego gratuito di sei ragazzi, richiedenti asilo e in più di colore, per tenere pulito ed ordinato un parco archeologico, muove e scatena profondi sentimenti di bieco razzismo, che sfociano sempre più in atteggiamenti squadristici e di una violenza sproporzionata nei confronti di tutti coloro che pensano in maniera positiva a come alleviare le sofferenze di chi è in difficoltà e interpretando la nostra Costituzione, lo fanno indipendentemente da tutto guardando al bene delle persone ed ai loro bisogni».
«Oggi stiamo vivendo cercando di gestire i frutti avvelenati della crisi che ha prostrato il paese condannando alla povertà e all’indigenza una parte importante del ceto medio produttivo, purtroppo nell’indifferenza generale, anche di una parte delle Istituzioni e della politica, sia locale che nazionale».
«Un paese provato dalla crisi ha bisogno di una classe dirigente che riesca con scelte politiche serie, eque e nel possibile risolutive , ricompattino i cittadini e che aiutino a trovare la strada affinché si torni ad essere un popolo civile unito, tollerante, pacifico, come fecero i nostri padri ed i nostri nonni nel dopo guerra davanti ad un paese ridotto in macerie dalla dittatura fascista e dalla guerra».
«Se non riusciamo a fare questo, se non riusciamo a sgombrare il campo dai rancori e dall’odio degli ultimi contro chi sta peggio di loro, la nostra Italia è destinata a vivere uno scontro di culture preoccupante che lascerà nuove macerie, sulle quali sarà impossibile costruire una nuova e positiva convivenza. Oltre ad esprimere naturale solidarietà a Don Enzo Capitani, esprimiamo forte preoccupazione per le sorti del nostro paese e della città di Grosseto. Da oggi ci impegneremo con più forza con la nostra cultura dell’accoglienza e del fare positivo per ridare a questo paese una dignità che secondo noi si sta perdendo».