GROSSETO – L’Umbria Jazz ha staccato biglietti per 1.200.000 euro ed ha visto 400.000 presenze in città nei giorni del festival; i visitatori del Lucca Comics hanno raggiunto il mezzo milione; il Lucca Summer Festival ha un giro d’affari di almeno 15 milioni di euro, oltre il 95% dei visitatori che consuma almeno un pasto nei ristoranti della città, un terzo che pernotta ed oltre il 40% che ha fatto almeno un acquisto nei negozi, e sabato prossimo vi faranno tappa niente meno che i Rolling Stones. Di festival nella penisola ce ne sono tanti, alcuni unici: da quello delle mongolfiere a Ferrara all’Eurochocolate di Perugia, passando per il Pistoia Blues fino a Luci d’Artista a Salerno.
E Grosseto? Che cosa identifica Grosseto ed i grossetani? Quali elementi caratterizzanti potremmo valorizzare per attrarre ed appassionare chi decida di visitare il nostro territorio e la nostra città? Mura medicee, archeologia, agroalimentare, enogastronomia, musica, sport e natura: abbiamo tutti gli ingredienti, e non solo quelli citati, per pensare, progettare, e far crescere un festival annuale in grado di promuovere il capoluogo maremmano, il suo territorio e le nostre eccellenze nel panorama del turismo internazionale, creando nel contempo lavoro ed opportunità.
Per farlo è indubbiamente necessaria un’Amministrazione Comunale illuminata, lungimirante e realmente innovativa che favorisca il confronto, la contaminazione e la messa in opera di una pluralità di intelligenze e di competenze che, insieme all’indispensabile apporto dei privati, con la loro mentalità imprenditoriale, sia in grado di guardare ad un futuro che vada oltre la stagione turistica successiva e che sia in grado di attirare prima decine e poi centinaia di migliaia di turisti, tutti gli anni, ogni anno di più, destagionalizzando e valorizzando (non depauperando) le ricchezze che il nostro territorio ha da offrire.
E in che modo potrebbe farlo? Attuando un percorso partecipativo che conduca ad una presa di coscienza dell’intera comunità grossetana attorno ad una visione condivisa, mettendo attorno a dei tavoli gli studenti, i commercianti, gli artisti e gli artigiani, i direttori artistici, gli operatori del turismo, le associazioni e le fondazioni, gli imprenditori, le banche ed i possibili sponsor. Sì perché l’ingrediente che riteniamo essere fondamentale affinché un tale percorso abbia successo è proprio la partecipazione attiva della città nello scegliere, condividere e soprattutto concretizzare una tale visione. Allora sì che potremmo parlare di identità grossetana. Gli eventi che hanno maggiore successo sono proprio quelli realizzati dalle comunità per se stesse. Si pensi al Palio di Siena o, ad esempio, alla Festa delle Cantine nel tufo di Pitigliano: eventi concepiti, sentiti e vissuti dai residenti per loro stessi, ma che attirano ogni anno un gran numero di turisti.
A Grosseto c’era un esempio virtuoso da cui prendere spunto: la Città Visibile, manifestazione culturale che per nove anni, fino all’anno scorso, è cresciuta grazie a percorsi relazionali ed inclusivi in cui tutti potevano partecipare attivamente, facendo contare le proprie idee, a cominciare dalla scelta del tema principale di ciascuna edizione, che intendeva rappresentare la vitalità e la complessità dell’offerta culturale che il nostro territorio riesce ad esprimere, affermando e rafforzando l’identità socio-culturale della comunità grossetana. Rammentiamo ancora le parole del vicesindaco Luca Agresti, quando nel 2016 diceva di voler far diventare la Città Visibile un evento di carattere nazionale.
C’è poi il progetto elaborato dagli studenti dei dipartimenti di architettura delle università di Firenze e Pescara, nell’autunno 2015, sotto il coordinamento dell’architetto Edoardo Milesi, che dopo tre giorni di laboratorio in città, in un volume di oltre 150 pagine hanno proposto un’accademia creativa del gusto all’interno delle Mura medicee, che potrebbe valorizzare e promuovere le eccellenze dell’agroalimentare biologico della Maremma, attirando studenti da tutta Italia e dal resto del mondo. Anche quello studio si basava sul principio che, per dare nuova vita a luoghi e strutture in disuso, è necessario un percorso che conduca la comunità a riappropriarsi di quei luoghi, frequentandoli, facendoli rivivere con le proprie iniziative, restituendoli a nuove funzioni che attraggano altri cittadini (e quindi anche turisti).
Tutti segnali ed esperienze, queste, che sembrano dirci la stessa cosa: Grosseto può e deve poter prosperare grazie alla natura, alla cultura ed al turismo ma è necessario uno sforzo comune, una condivisione di idee e di risorse che non si limiti solo a scelte passive ma che si esprima attraverso una partecipazione attiva, e in primis un’amministrazione perspicace che sia in grado di catalizzare tutti questi ingredienti.
Per questo l’Associazione GROSSETO AL CENTRO si rivolge al sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, agli assessori alla cultura, al turismo e alle Mura medicee Luca Agresti, allo sviluppo economico, al commercio, ai finanziamenti e alle PMI Riccardo Ginanneschi, allo sport Fabrizio Rossi e alla partecipazione Chiara Veltroni, per sapere se condividono una tale visione e per chiedere loro di attuare il più grande percorso partecipativo della storia della città di Grosseto, accompagnando la comunità maremmana a concepire e costruire anno dopo anno un evento che ambisca a raggiungere una caratura internazionale e a far conoscere e riconoscere Grosseto su scala planetaria, attirando un numero di turisti ogni anno maggiore, che nulla abbia da invidiare agli esempi citati sopra; un investimento sul futuro, forse un sacrificio iniziale sostenuto però da una visione chiara e lungimirante che porti l’intero territorio e la comunità maremmana a raccoglierne i frutti nel medio e lungo periodo.