GROSSETO – Sulla sicurezza il Comune ha fatto ben poco, insomma ha fallito rispetto alle tante promesse avanzate in campagna elettorale. Una resa rispetto al tema della sicurezza che viene messa in evidenza da Articolo Mdp. A parlare è il coordinatore provinciale Luca Alcamo.
«Dopo la torrida estate con il primo fresco il Sindaco Di Grosseto, dopo più di un anno di attività, “scopre” che non è compito suo garantire la sicurezza della città. Probabilmente per certi versi non ha neanche torto, starebbe infatti al governo, tramite i prefetti, e in particolare al ministro dell’interno, svolgere questo compito; ed è innegabile che il ministro Minniti, se non si tratta di un eritreo senza una gamba circondato da donne e bambini o di un membro di un centro sociale (possibilmente di sesso femminile) non si sia dimostrato particolarmente efficace».
«Tutto questo se non fosse per un piccolissimo particolare: che ci avevano detto che Grosseto non era sicura per colpa del sindaco Bonifazi, del suo vice e della sua giunta di “buonisti”. Ci avevano detto anche che votando per “loro” la situazione si sarebbe risolta in pochi mesi, perché “loro” erano gente col pugno di ferro, senza neanche uno straccio di guanto di velluto. Ci avevano detto che l’assessore alla sicurezza sarebbe stata la risposta a tutti i problemi della città. Dopo un anno in quale situazione ci troviamo?»
«Bombe carta, poi comodamente declassate a petardi, in città per ben due volte: una con l’apertura di casapound l’altra pochi giorni fa all’hotel Airone; minacce ai macellai, gente che si accoltella, incendi sulle mura, scritte naziste sui muri, furti nelle auto, ragazzini che ancora non si fanno neanche la barba che sciamano per le vie del centro ubriachi e urlanti, gli onnipresenti spacciatori».
«Però il sindaco rivendica come risultato della sua amministrazione, ad esempio, l’audace cattura di un ambulante così scaltro da mettersi a vendere giacche a vento contraffatte sul mare in piena estate.
In questo si legge un’evidente convergenza programmatica fra il governo e il sindaco della città, ovvero la scelta populista di essere forti con i deboli senza affrontare i problemi reali.
La città è così sicura che casapound, che è in maggioranza, organizza ronde sulle mura, chiamandole passeggiate per la sicurezza, e il sindaco spende l’equivalente della metà dei soldi che non ha voluto spendere per il presidio dei vigili del fuoco a marina per “blindare” il comune. Almeno lui è al sicuro, perlomeno dai cittadini imbestialiti.
Sono necessari alcuni passaggi».
«Innanzitutto un momento di chiarezza: se il primo cittadino vuole prendersi i meriti deve prendersi anche le colpe, quindi se quelli che lui considera risultati positivi sono merito suo quello che va male è colpa sua; se invece nulla da lui dipende allora ammetta di aver preso in giro i cittadini grossetani per l’intera durata della campagna elettorale. In entrambi i casi sarebbero dovute delle scuse, a Bonifazi o alla città ,perché sia aver mentito che non essere stati in grado di assolvere al proprio ruolo sono una colpa grave».
«Visto che non arriveranno le scuse, perché probabilmente l’uomo non ha neanche la parola in archivio, spero che arrivi almeno una cosa: le dimissioni dell’assessore alla sicurezza. Perché se la sicurezza stessa non compete al comune avere un assessore a ciò adibito pare veramente un controsenso. Un capitolo a parte andrebbe aperto su casapound, che dimostra a grosseto di essere né di lotta né di governo: in maggioranza in comune, all’opposizione fuori dove organizza policrome carnevalate a giorni alterni e, forse scontando un po’ la sindrome del fratello minore un po’ sfigato, non riesce a far altro che scimmiottare Forza Nuova nelle sue rievocazioni in costume.
In un quadro come questo viene quasi da provare comprensione per le opposizioni che siedono in consiglio comunale, che siano partiti, civici o movimenti: questa giunta governa così male che mi rendo conto sia difficile persino fargli opposizione. Ci auguriamo comunque tutti che trovino un modo, perché il fair play va bene, ma ad un certo punto anche basta».