GROSSETO – Sono molte le razze autoctone toscane che vengono custodite dagli agricoltori e che rappresentano un patrimonio di biodiversità di grande valore. Si ricordano le bovine Calvana, Garfagnina, Maremmana, Pisana, Pontremolese e Romagnola; le ovine Appenninica, Garfagnina Bianca, Pecora dell’Amiata, Pomarancina, Zerasca e Massese; la Capra della Garfagnana; gli equini e asinini: Maremmano, Monterufolino, Cavallo Appenninico e Asino dell’Amiata; per finire con la Cinta senese. La conservazione di queste risorse genetiche è garantita anche tramite il sostegno di una specifica misura del Piano di Sviluppo Rurale della Toscana (misura 10.1.4) che prevede un premio annuale per il mantenimento dei riproduttori di queste razze che varia da 200 a 500 euro ad UBA (Unità Bovino Adulto) a seconda della razza.
Il bando 2017 chiuso a giugno di quest’anno prevedeva una dotazione di 200.000 euro all’anno per 5 anni, per complessivi 1milione di euro. Risorse assolutamente non sufficienti per soddisfare tutte le richieste degli agricoltori. Per questo Coldiretti aveva scritto a primavera scorsa una nota all’Assessore all’agricoltura Marco Remaschi sollecitando la Regione a ricercare ulteriori risorse per finanziare la misura del PSR.
Con una delibera di fine agosto la Regione Toscana ha accolto questa richiesta incrementando la dotazione finanziaria di 3milioni di euro.
“E’ evidente che il mantenimento di queste razze autoctone viene garantito anche grazie al sostegno pubblico – ha commentato Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto – senza il quale il loro allevamento sarebbe a rischio perché non economico con la conseguente perdita di un patrimonio di biodiversità che arricchisce il nostro territorio. Si tratta per la maggior parte di razze rustiche che ben si adattano ai territori marginali e svantaggiati nei quali costituiscono una componente essenziale per il paesaggio ed un prezioso aiuto alle imprese, vero presidio a salvaguardia del territorio e senza le quali si rischia l’abbandono e il degrado”.