SANTA FIORA – “La presenza di opere d’arte in un territorio – afferma il sindaco Federico Balocchi – è un produttore di benessere in tutti i sensi inteso. La bellezza fa bene alle comunità, le rende migliori. Le maioliche dei Della Robbia, ad esempio, presenti nella pieve dedicata alla Sante Flora e Lucilla sono un patrimonio dell’umanità e, innanzitutto, della popolazione locale, un riferimento per il culto e uno stimolo a venire a Santa Fiora. La loro qualità artistica non è stata ancora sufficientemente valorizzata come non è stata “sfruttata” pienamente la potenzialità di incidere sullo sviluppo economico, ma il Comune di Santa Fiora riconosce la loro forza culturale e ritiene che costituisca uno dei motori per la nostra crescita. Il nostro paese sarebbe diverso e più “povero” se non ci fossero. A fronte di ciò che è rimasto, Santa Fiora, in un recente passato, è stata spogliata di molte delle sue ricchezze artistiche che sono state ricollocate in musei lontani. Oggi vogliamo invertire questa tendenza, recuperare quanto asportato e lanciare un’iniziativa sulla ricollocazione dei pezzi d’arte nei loro luoghi d’origine specialmente nei piccoli centri come il nostro.”
Nel 1991 dalla Chiesa di Sant’Agostino a Santa Fiora furono trasferite al Museo Diocesano d’arte sacra di Pitigliano una statua lignea policromata, Madonna col Bambino, realizzata da Jacopo Della Quercia, insieme con altre tre statue del XV e XVI secolo, una raffigurante Sant’Antonio Abate, l’altra San Nicola da Tolentino, la terza un Santo Agostino non bene identificato, insieme alla statue è a Pitigliano una pregevole tempera su tavola su ante d’organo del XVI secolo, un Angelo dormiente e Vergine sempre in tempera del XVII secolo e un olio su tavola rappresentante Santa Monica di un allievo del Nasini.
La Pieve delle Sante Flora e Lucilla di S. Fiora è stata privata, inoltre, del Reliquiario delle Sante Flora e Lucilla, del sec. XV e anche la Chiesa della SS. Trinità alla Selva ha visto prelevare dalla sue mura l’Assunzione della Vergine coi Santi Girolamo, Tommaso e Francesco del pittore Girolamo di Benvenuto (1470-1524), sempre con destinazione il Museo Diocesano.
“Una parte del valore culturale di Santa Fiora – commenta Luciano Luciani consigliere con delega alla cultura del Comune – è emigrato in forma coatta ed è esposto tra le mura del Museo diocesano di Pitigliano. Le opere devono tornare nei luoghi per cui sono nate a disposizione di fedeli e cittadini. Quella che il ministro della cultura Franceschini ha definito ri-contestualizzazione, riportare le opere d’arte nei luoghi per cui furono prodotte o commissionate, è una scelta che condividiamo e facciamo nostra. La Chiesa la pensa diversamente. Alla nostra richiesta il diniego è stato assoluto. Noi riteniamo che anche nelle opere d’arte risiedano le caratteristiche di un luogo e che riprendercele sia giusto e utile per la nostra comunità.”
Il Comune di Santa Fiora chiama la sua popolazione alla mobilitazione, promuove questa sua iniziativa a livello nazionale e insieme fa appello al Papa, alla Conferenza Episcopale, al Ministro della cultura, alla Regione Toscana e ai Borghi e Comuni d’Italia che vivono una sorte simile per costituire un grande fronte, un cartello della “bellezza e della cultura” che riconquisti alla piccole Chiese, alle Pievi, ai Palazzi e ai Castelli quanto nel tempo ingiustamente prelevato.
“La cultura è vita per borghi, villaggi, centri minori, – conclude il sindaco Balocchi – un motivo di esistere e resistere al fenomeno dello spopolamento anche attraverso l’economia del turismo. Il nostro appello alla sensibilità Chiesa è, però, più complesso, riguarda anche il sentimento religioso di una popolazione a cui sono negati i propri simboli. Un principio che rende la ricollocazione delle opere un atto di giustizia e di umanità. Il Comune in passato aveva avviato e concordato un percorso con il Vescovo precedente e la parrocchia, mediante un protocollo d’intesa che prevedeva il restauro e la musealizzazione della chiesa di Sant’Agostino; purtroppo oggi questo dialogo è stato interrotto.”.
L’Italia ha la sua forza proprio nell’arte nata in forma diffusa, nelle città, ma anche nei piccoli centri, nelle pievi di campagna. È strategico per i Comuni fermare la tendenza a concentrare nei grandi Musei per riconquistare un rapporto con tutto questo patrimonio togliendolo dalle stanze chiuse, e riconsegnandolo alla quotidianità di donne e uomini.