GROSSETO – La popolazione della provincia di Grosseto continua a calare (-0,27% rispetto all’anno precedente), anche rispetto al dato nazionale (-0,13%) e soprattutto a quello della Toscana (-0,05%).
Reggono leggermenete meglio l’area grossetana e l’Amiata (entrambi +0,06%) mentre vanno peggio Albegna-Fiora (-0,65%) e le Colline Metallifere (-0,7%). I dati sono stati presentati dalla Camera di commercio della Maremma e del Tirreno ad un anno dalla sua nascita. Il direttore del Centro studi e ricerche Mauro Schiano parla di «Grave crisi demografica. La popolazione è diminuita ed è il terzo anno consecutivo che questo avviene. Un fenomeno che da noi è partito un anno prima rispetto all’Itlaia. A perdere di più il nord e il sud, mentre resta stabile l’Amiata e forse c’è un piccolo incremento. Il numero dei morti è più che doppio rispetto ai nuovi nati, e se prima il saldo positivo era dato dagli immigrati, adesso non bastano più a compensare: perdiamo 600 abitanti all’anno».
Basso il tasso di natalità: 6,34%. contro il 7,19% della Toscana e l’8.01% del dato nazionale. Nell’Amiata, dove si trova la popolazione più anziana della provincia, si rileva un’immigrazione più che consistente: se il tasso di crescita naturale è di -10,18%, il tasso migratorio estero del +11,30%. è in corso un lento ma inesorabile processo di “sostituzione” della popolazione indigena con gli immigrati provenienti perlopiù dall’Europa orientale.
A preoccupare è l’indice di vecchiaia: ormai stanno uscendo dall’età fertile quelli che erano nati negli anni ’60 e che rappresnetavano una grossa fetta della popolazione, mentre crolla il numero dei componenti del nucleo familiare. Questo significa che, al momento su 100 persone 30 sono pensionati, 27 è gente senza reddito e solo 43 gli occupati. Quello che ne viene fuori è una sorta di piramide rovesciata della popolazione.
Tutto questo comporta alcune conseguenze in termini culturali, sociali ed economiche: intanto la progressiva scomparsa della popolazione autoctona avrà conseguenze culturali e storiche. Poi un tipo di famiglia mononucleare ha conseguenze anche sulle metrature delle abitazioni. La mancanza di chi possa raccogliere il testimone e portare avanti certi lavori. Inoltre i molti anziani incidono sulla gestione del welfare che si appesantisce. Tutte indicazioni, queste, che possono essere utili ai Comuni a cui il rapporto è stato inviato.
E se i pensionati sono momentaneamente diminiti per la legge Fornero e l’allungamento dell’età lavorativa, questo è un dato di breve periodo. A questo c’è da aggiungere la questione di genere: le donne sono il 52% della popolazione residente ma all’interno del mercato del lavoro, rispetto agli occupati, risultano il 41%, e con un reddito pensionistico di circa i due terzi rispetto a quella degli uomini.
In totale il reddito pensionistico in Maremma ammonta a un miliardo e 186 mila euro. La differenza rispetto al resto d’Italia non riguarda tanto le pensioni pubbliche o dipendenti, per i cui valori Grosseto è in media, ma quelle da lavoro autonomo che per la nostra provincia significa perlopiù quelle agricole, molto più basse delle altre. Per quanto riguarda la stima dei pensionati sul comune di Grosseto sono poco più di 16 mila con un importo medio mensile di 828 euro pro capite, mentre a Follonica e Monte Argentario (ossia dove abitano i pensionati dell’industria e dei marittimi) le pensioni sono le più alte, e superano i mille euro. Roccalbegna e Sorano, invece, i comuni con quelle più basse (637 euro); si tuazione simile anche a Seggiano e Semproniano. Luoghi più agricoli.
E la situazione non può che peggiorare: già ora parte della pensione degli anziani serve a mantenere i nipoti che non trovano lavoro. A questo si aggiungono i tassi di natalità contenuti, tanto che tra pochi anni forze lavoro sempre minori dovranno pagare la pensione a un grande numero di baby boomers anni ’60. in questa situazione, i più poveri non sono gli anziani, ma i genitori con figli piccoli gli under 35 che hanno messo su famiglia.
«Questo indice di invecchiamento così alto non può non incidere sul sistema pensionistico – afferma il presidente dlela Camera di commercio Riccardo Breda – e la riflessione è che in Italia non investiamo a sufficienza nella famiglia. In altri paesi europei ci sono vantaggi per chi ha più di un figlio sia per il lavoratore che per le imprese. Per la nostra provincia questo indice di vecchiaia così alto si può invertire creando lavoro. In montagna per anni si è avuto un sistema agricolo molto povero, sino a quando i giovani non si è invertito la tendenza puntando sul turismo, e ora i giovani restano in quei territori. Bisogna creare lo spazio per una occupazione di qualità».
Poi Breda sottolinea «Il flusso migratorio comporta anche dei costi, a tutti livelli. Queste persone hanno spesso un reddito molto basso, e questo richiede tutta una serie di servizi e sostegni ad esempio per inserire i bambini a scuola. Tutti costi che ricadono sulla comunità. Bisogna attirare giovani e gente che investa, e pensare anche a sviluppare servizi e strutture ad esempio proprio per questa popolazione che invecchia e a cui al momento offriamo poco, mentre ce ne sarebbe bisogo».