GROSSETO – Coldiretti Impresa Pesca Grosseto, in queste settimane, ha approfondito le varie criticità che nel settore, anche in Maremma, tengono con il fiato sospeso i pescatori. Rino Manno, presidente della sezione della pesca di Coldiretti, presso la sede provinciale, a più riprese, si è confrontato con i vertici dell’organizzazione. Il presidente Marco Bruni ed il direttore provinciale Andrea Renna hanno così preso parte ai focus di approfondimento al quale ha partecipato anche l’avvocato Alessandro Antichi con i referenti nazionali e regionali di Impresa Pesca di Coldiretti. “Fermo pesca 2017, pagamento del fermo pesca degli anni scorsi e ruolo attivo dei pescatori quali tutori dell’ambiente sono stati i temi sui quali si sono concentrate le discussioni – ha sottolineato il direttore Renna.
“Il fermo pesca non ci piace, non ci piaceva prima e non troverà il nostro sostengo neppure in futuro – ha detto Manno. Il blocco delle attività, seppur posticipato ai primi di ottobre – ha continuato Manno – non rappresenta la risposta che attendevamo. Il blocco delle attività della flotta da pesca nel nostro territorio, a nostro parere, non ha davvero senso. Le garanzia che dall’anno prossimo tale blocco non dovrebbe esserci più non ci tranquillizzano poiché vogliamo fatti e non promesse per noi, le nostre famiglie ed i consumatori. In un Paese come l’Italia che importa più di 2 pesci su 3 nei territori interessati, con il fermo biologico, aumenta, peraltro, anche il rischio – continua Renna – di ritrovarsi nel piatto grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, straniere o congelate. Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è dunque di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Sul fermo, dal 2 ottobre al 31 ottobre, Manno, insieme a Coldiretti Grosseto, ha chiesto all’avvocato Antichi, di verificare se sussistano i presupposti per un’azione giuridica che tuteli i pescatori e blocchi il fermo. Non possiamo escludere – ha aggiunto Manno – alla vigilia del fermo anche azioni di protesta eclatanti. Al noto ed apprezzato legale grossetano, inoltre, è stato richiesto di predisporre la richiesta di liquidazione per tutti coloro che non hanno ancora ricevuto quanto previsto per il fermo pesca negli anni scorsi.
“Voglio essere chiaro ha detto Manno, non vogliamo elemosine, vorremmo solo lavorare, ma visto che non ci hanno permesso di farlo, oggi dobbiamo ricevere quanto garantito per il fermo degli anni passati altrimenti oltre al danno ci sarebbe anche la beffa. Secondo quanto assicurato a livello istituzionale si tratterà dell’ultimo anno di applicazione dell’attuale formula del fermo biologico che Coldiretti, ha più volte denunciato a tutti i livelli, si è manifestata fallimentare. L’auspicio è che dal 2018 si possa mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie. I pescatori sono i primi tutori dell’ambiente – concludono Bruni e Renna – sono le sentinelle nel mare e ogni giorno svolgono un lavoro indispensabile. I pescatori di Monte Argentario, così come quelli delle altre zone maremmane, da tempo lavorano ad un progetto di tutela ambientale che applicano quotidianamente con passione, senza proclami e con l’innata coscienza che da anni in mare si tramanda garantendo prodotti sani di qualità nel rispetto delle norme e per rispondere alle esigenze del mercato e le richieste dei cittadini-consumatori.