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Doveva essere l’anno della svolta, il 2016. Quello in cui finalmente si sarebbe superata la soglia psicologica, e non solo, dei sei milioni di presenze. E invece nell’anno del boom del turismo in Toscana (50 milioni di presenze), a Grosseto c’è stata la doccia fredda di un calo, non drammatico, di 174.701 presenze rispetto al 2015. Anno che ne aveva totalizzate 5.901.610 a un passo dai fatidici sei milioni di pernottamenti ufficiali.
Al netto delle buone prove di alcuni Comuni più piccoli che hanno contribuito a contenere la flessione generale, lo scorso anno le prime quattro destinazioni della provincia hanno complessivamente perso 203.691 presenze turistiche: Castiglione della Pescaia (-5,38%), Orbetello (-4,46%), Grosseto (-7,16%) e Follonica (-6,04%). Questo, naturalmente, per quel che riguarda le presenze ufficiali. Rilevazione a cui sfuggono le presenze nelle seconde case e quelle derivanti dagli affitti in nero. Che le stime quantificano in vario modo a seconda dei metodi di calcolo utilizzati. Ma che comunque incidono pesantemente sul totale.
Quest’anno invece le cose dovrebbero andare decisamente meglio, almeno stando alle previsioni fatte a maggio da Toscana promozione turistica che nella sua “Fotografia del turismo in Toscana 2017”, ha previsto un incremento complessivo delle presenze del 2%. Trascinate dal ritorno massiccio degli stranieri (+2,9%). Caldo torrido, Italia percepita come territorio affrancato almeno finora dal terrorismo e il quasi azzeramento dei flussi in uscita verso le destinazioni di Mar Rosso e Nord Africa, congiurano per un’estate da leoni anche in Maremma. A dispetto della follia dei piromani e dei calcoli degli incendiari di professione.
Tuttavia è meglio andarci cauti. E non dire gatto finché non è nel sacco. Nessuna scaramanzia, ma sano realismo. Perché una stagione sia davvero di svolta, infatti, non bastano solo grandi numeri aggregati. Bisogna conoscere il periodo medio di permanenza, l’andamento della spesa media pro capite – che nelle città d’arte è intorno ai 100 Euro/giorno ma dalle nostre parti è di 70/80 – la tendenza dei singoli segmenti di prodotto turistico, il bilanciamento tra costa e interno. E molte altre variabili. Spaccati del fenomeno turistico che magari sarebbe molto meglio avere a diposizione all’inizio dell’anno, e non, come inspiegabilmente avviene ad agosto o settembre, riferiti all’anno precedente. Anche considerando che il turismo pesa mediamente il 10% del Pil.
Sia come sia, quanto a presenze il turismo maremmano non è mai veramente crollato anche nel periodo più buio della crisi. È stato però sull’altalena. E questo deve far riflettere sui suoi deficit strutturali, a partire dall’eccesiva concentrazione dei flussi nel periodo estivo: più del 66,5% dei turisti secondo l’indice di stagionalità elaborato dal think tank Unicredit 4Tourism. La nostra provincia, secondo il Rapporto sul turismo 2017 di Uncredit, è infatti non a caso insieme a quelle di Livorno e Massa Carrara fra quelle a più marcata stagionalità in Toscana. Fra la trentina di province italiane con le stese caratteristiche. L’altro problema di fondo, poi, è la bassa incidenza dei turisti stranieri, sotto il 25% del totale a fronte di una media regionale che supera l 50%. Naturalmente condizionata dall’attrattività delle città d’arte.
Il problema dei problemi, tuttavia, è quello del rapporto tra qualità dei servizi e prezzi. Specialmente in alcune realtà i prezzi sono troppo alti e gli standard dell’accoglienza troppo bassi. Problema che, pochi lo sospettano, riguarda la Toscana in generale. Quanto a percezione dell’ospitalità in termini di sentiment positivo, infatti, la valutazione dei turisti della nostra offerta ricettiva pone la Toscana al 15° posto in Italia – prima Valle d’Aosta (85,8%), seconda la Basilicata (85,5%) e terzo il Trentino-Alto Adige (84,4%). Nonostante la Toscana sia la prima regione per “like” su facebook e la terza per numero di strutture turistiche recensite on line [Rapporto Unicredit sul Turismo 2017].
Infine la questione della promozione. L’agenzia regionale Toscana promozione turistica e il nuovissimo portale www.visittuscany.com fanno abbastanza bene la loro parte. Ad essere in mezzo al guado è il nostro territorio che, stando agl’indirizzi della nuova legge regionale sul turismo, dovrebbe organizzarsi come un unico «ambito ottimale di destinazione turistica». Ma dove egoismi delle realtà più forti, tentazioni centripete a organizzarsi per sub ambiti provinciali, negligenze di amministratori ansiosi di catturare consenso locale, ingordigia dei consorzi degli operatori, continuano a frammentare le politiche di promozione e accoglienza turistica. Con la Provincia oramai definitivamente scomparsa dai radar.
Non tutto è negativo, ovviamente. Siamo pur sempre la terza provincia della Toscana per presenze. Mare, natura e ambiente, enogastronomia e prodotti tipici, arte e cultura sono prodotti turistici maturi che vanno solo coltivati. Ma ci sono altri segmenti individuati per Toscana promozione turistica dall’agenzia specializzata SL&A che sono in ascesa, e sui quali un territorio come la Maremma se la può giocare. A partire da bici (indicato dal 24% degli intervistati); arti, mestieri e tradizioni (22.1%); benessere (17.5%); sport avventura (14.2%) e diving (3.2%). Con ampi margini di crescita anche per il segmento eventi e manifestazioni, in altre aree della regione già molto frequentato.
Infine un ragionamento a parte lo meritano i piccoli borghi. Nel 2016 i Comuni di Campagnatico, Cinigiano, Civitella Paganico, Massa Marittima, Monterotondo Marittimo, Montieri, Roccalbegna, Roccastrada e Seggiano hanno registrato più presenze di turisti stranieri rispetto a quelle degli Italiani. Non sono numeri stratosferici ma sono molto significativi, e dimostrano che agriturismo, ospitalità rurale e slow living possono avere un grande ruolo nell’attrarre flussi turistici e fare economia nelle aree interne. L’appeal dei borghi toscani, d’altra parte, sembra non conoscere crisi. Nel 2016 sono stati più di 1.4 milioni i turisti (7.4 milioni le presenze) che hanno frequentato uno dei 124 borghi toscani per le proprie vacanze estive, pari al 10.9% del totale regionale (16% delle presenze totali). Dal 2005 ad oggi, inoltre, il turismo estero nei paesi tocani ha fatto registrare un aumento del +21%. E gli stranieri spendono in Toscana 4,1 miliardi di Euro (dato 2015).
Insomma le difficoltà del turismo maremmano potrebbero essere oramai alle spalle, ma anche no. In buona parte dipende da noi.
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