GROSSETO – E’ passato un anno dalla clamorosa protesta di Coldiretti che ha visto migliaia di agricoltori portare i cinghiali in Piazza Duomo a Firenze davanti alla sede della Giunta Regionale al grido #riprendiamocilterritorio per denunciare una situazione non più sostenibile per i danni dei selvatici. “Ad un anno e mezzo dall’approvazione della legge regionale 10/2017 “legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana” – dice Marco Bruni, presidente di Coldiretti Grosseto – la situazione, di vera e proprie emergenza, si è ulteriormente aggravata. Non si vedono gli effetti di una gestione “straordinaria” degli ungulati che in tre anni avrebbe dovuto riportare le popolazioni di questi selvatici entro i limiti di sostenibilità per l’agricoltura e l’ambiente”.
La settimana scorsa i responsabili di Coldiretti hanno inviato una lettera al presidente Rossi e all’Assessore all’agricoltura Remaschi che ha incontrato i rappresentanti del mondo agricolo. “Non è in discussione il valore della legge obiettivo come fanno certe frange del mondo ambientalista e venatorio – continua Bruni – ma l’esperienza di questi mesi dimostra che è stato messo in atto un vero e proprio boicottaggio della legge, che di fatto resta inattuata in alcune parti fondamentali”. L’attuale situazione di emergenza, denunciata dalle imprese agricole e da tanti cittadini, richiede scelte urgenti e decise da parte della Regione stessa hanno denunciato i responsabili di Coldiretti.
“Per le aree coltivate, nelle quali la presenza degli ungulati (in particolare del cinghiale) non è compatibile con l’attività agricola – afferma Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto- va fatta una precisa verifica dei risultati ottenuti dalla caccia di selezione ed occorre semplificare il sistema di regolamentazione degli accessi, gestito dagli Ambiti territoriali di caccia, visto che l’attuale sistema non ha consentito di raggiungere gli obiettivi fissati nei piani di prelievo approvati dalla Regione. I piani di controllo per contenere i danni alle produzioni agricole vanno potenziati, aumentando il personale della Polizia provinciale impegnato in tali interventi e riducendo i tempi di risposta alle richieste di intervento. La polizia provinciale dovrà inoltre coinvolgere nella realizzazione dei contenimenti i conduttori dei fondi agricoli interessati”.
Ma le proposte di Coldiretti non si limitano a questo e guardano anche alle cosiddette aree vocate al cinghiale, zone per lo più boschive dove il numero di animali è in costante incremento. “In queste aree – continua Renna – va escluso l’affidamento continuativo della caccia in braccata alla medesima squadra, applicando esclusivamente l’affidamento a rotazione mediante sorteggio”.
Tra le proposte di Coldiretti presentate in Regione anche la necessità di approvare una nuova delimitazione delle aree vocate al cinghiale, da applicare a partire dall’attuale stagione venatoria, escludendo dalle aree vocate tutti i terreni coltivati che sono inseriti nei piani di coltivazione predisposti dalle imprese agricole ai fini dell’accesso ai contributi PAC e prendendo come riferimento la cartografia dell’uso del suolo utilizzata da Artea per il pagamento degli aiuti comunitari. Coldiretti ritiene che questa emergenza debba essere affrontata con misure straordinarie, in cui si debba anche mettere in discussione chi è chiamato ad applicare la legge e chi debba verificarne l’applicazione. Non è più possibile continuare a mettere a rischio la sicurezza dei cittadini e la sopravvivenza di tante imprese agricole.