GROSSETO – Un piccolo dono, un’icona mariana, per dire il grazie della Caritas diocesana per un servizio durato ininterrottamente 27 anni e che ora termina. E’ il gesto con cui questa mattina gli operatori e i volontari hanno salutato Ione Palmieri, la storica cuoca della mensa dei poveri, durante una ordinaria mattinata di lavoro. Ione iniziò la sua esperienza di volontariato nel 1990 insieme al marito Carlo. All’epoca la mensa si trovava negli spazi del Seminario che affacciano su via Dandolo. Il servizio era partito a fine anni ’80 su impulso dell’allora direttore, il padre vincenziano Fernando Coletta.
In quei primi anni la mensa serviva fra i 200 e i 300 pasti all’anno; oggi si è superata la quota delle 30mila unità.
Per vent’anni Ione è stata la responsabile della mensa, occupandosi di ordinare il cibo da cucinare e di gestire i turni dei volontari, affinché l’organizzazione fluisse sempre nel miglior modo possibile. Ha visto questa realtà pastorale della Diocesi trasformarsi, crescere e adattarsi ai bisogni nuovi e sempre crescenti, restando fedele alle motivazioni di fondo che la spinsero, quasi 30 anni fa, a scegliere di dedicare parte del suo tempo alla mensa. Una fedeltà invisibile ai più, fatta di dedizione, impegno, cura, come ogni donna farebbe per la propria famiglia.
“Iniziammo con poche donne – ricorda Ione – Oggi siamo una ventina di volontari che si alternano durante l’arco della settimana”. Sembrano molti, in realtà le forze non sono mai abbastanza per una realtà che, anno dopo anno, ha visto aumentare le persone che vi si accostano per consumare almeno un pasto completo nell’arco della giornata.
“È stata una bellissima esperienza – commenta Ione, ora che “appende” il mestolo – Adesso mi piace insegnare ai giovani”. E di giovani, in 27 anni, ne ha visti passare tanti alla Caritas: “Gli obiettori di coscienza, prima; i ragazzi del servizio civile oggi, tutti sono passati sotto la sua guida”, sottolinea il vice direttore di Caritas, Luca Grandi, che ha iniziato anche lui come obiettore.
“Cucinare ai poveri? È stato un privilegio – commenta la volontaria – Tante volte quando li incontro fuori di qui mi viene spontaneo domandarmi: “Avranno mangiato?” Certo, a volte mi fanno anche arrabbiare, ma è normale, è la vita. Posso dire che ho sempre cucinato con amore e mettendoci tutto l’impegno che potevo”.