GROSSETO – “Il “no soil farming”, cioè le colture idro e aeroponiche, era già argomento dell’esame di agronomia generale nelle facoltà di agraria italiane, all’inizio degli anni ’70. Non stupisce gli amministratori di Gavorrano le abbiano scoperte di recente, ma fermarsi un minuto a riflettere sarebbe stato utile”. A scriverlo sono i portavoce consiglieri comunali del Movimento 5 stelle Grosseto, Gianluigi Perruzza, Francesca Amore, Daniela Lembo e Antonella Pisani.
“Come indica chiaramente la denominazione – “no soil “ significa “senza impiego di suolo” – esse sono state concepite per la produzione agricola in condizioni di aridocoltura, cioè in assenza di acqua disponibile per l’irrigazione, tipicamente in area desertica; oppure, in area urbana, come prevedeva il progetto dell’architetto Boeri per l’Expo di Milano, prima che quel fenomeno di Beppe Sala, l’attuale sindaco, non decidesse che dell’appalto del verde si occupava solo lui e adesso se ne sta occupando la Magistratura. Colture idroponiche potrebbero essere realizzate, indifferentemente, nel piazzale della Stazione Centrale di Milano o nei capannoni industriali dismessi: oltretutto, la loro evoluzione è, appunto, il “vertical farming”, cioè la produzione in moduli a sviluppo verticale”.
“Ma noi furbi, in Maremma – insistono i pentastellati – impieghiamo 20 ettari di terreno. Quello che non si capisce è in cosa siano coerenti con un modello di sviluppo agricolo maremmano che, a parole, si vorrebbe basato sulla tipicità, la stagionalità e la produzione locale. Il prodotto da coltura idroponica più comune nella grande distribuzione italiana è un incomprensibile pomodoro tondo di origine olandese, venduto adesso in concorrenza del prodotto stagionale italiano, vero emblema della stupidità perversa dell’attuale mercato unico europeo. La logistica necessaria alla grande distribuzione è la principale responsabile della diseducazione alimentare delle ultime generazioni italiane e del massacro delle piccole produzioni agricole: presentarla come un interlocutore attento alla qualità dei prodotti significa davvero prendere in giro la gente. Le colture idroponiche producono qualità standard, indipendentemente dalla stagione e dal luogo: prodotti interessanti come bulloni fuoriusciti da macchine di produzione a controllo numerico. Ai dirigenti della Coldiretti entusiasti del progetto, ricordiamo un’iniziativa recente ed interessante, basata proprio sulla filiera corta locale e la qualità dei prodotti: si chiama “Campagna Amica”, vi ricorda qualcosa?”.
“Ci fanno venire in mente – concludono i Cinque Stelle – certi amministratori locali che, prima, fanno aprire centri commerciali in periferia e, poi, fanno gli accordi per la “rigenerazione del centro storico”. E se si investissero 20 milioni in progetti seri di sviluppo rurale, secondo voi quanta occupazione ne deriverebbe? Ci dispiace per il modello adottato dalla zona nord della provincia: modello tedesco di parco acquatico vicino a Cala Violina, adesso colture idroponiche a Gavorrano. A quando le bambole gonfiabili di produzione coreana?”.