GROSSETO – Numerose realtà della società civile, del mondo sindacale, produttivo e dell’ambientalismo hanno incontrato il Presidente del Senato, Piero Grasso, per esprimere le diffuse preoccupazioni sugli impatti economici e sociali del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo commerciale tra Unione Europea e Canada che il Senato italiano dovrebbe sottoporre a ratifica oggi.
All’incontro hanno partecipato il Segretario Generale della Cgil Susanna Camusso, il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, la Presidente di Legambiente Rossella Muroni, il Presidente di Adusbef Elio Lannutti, il Vice presidente di Federconsumatori Emilio Viafora, il Presidente del Movimento Consumatori Alessandro Mostaccio, la Vice Presidente di Fairwatch Monica Di Sisto e la Responsabile Agricoltura di Greenpeace Federica Ferrario.
È stata sottolineata la necessità di analizzare più a fondo i potenziali effetti del trattato sull’ordinamento democratico, l’uguaglianza di fronte alla legge, l’occupazione, il settore agricolo e agroalimentare, i diritti dei consumatori e dei lavoratori, il settore dei servizi, il principio di precauzione, la salute e l’ambiente. In particolare, si è evidenziata l’opportunità di attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale francese, alle prese con un ricorso firmato da 106 Parlamentari, sui possibili vizi di incostituzionalità dell’accordo, che potrebbe minare l’esercizio della sovranità nazionale, violare il principio di precauzione, l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici e il principio di uguaglianza davanti alla legge.
Particolarmente preoccupato il mondo agricolo maremmano. “Questo accordo – afferma Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto – è un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che colpisce il vero Made in Italy e favorisce la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza, delle ricadute sanitarie e ambientali, oltre che occupazionali”.
Sebbene l’accordo autorizzi l’accesso al mercato canadese di 171 prodotti ad indicazione geografica dell’UE tra cui figurano 41 nomi italiani (rispetto alle 289 denominazioni Made in Italy registrate), queste dovranno coesistere con i marchi canadesi registrati, l’accordo mette a rischio anche le scelte UE ed italiane su OGM e, indirettamente, carne ormonizzata.
“Non siamo contrari ai trattati, ma occorre che in questi sia riservata alle produzioni agroalimentari una particolare attenzione che ne tuteli la distintività – afferma Marco Bruni, presidente di Coldiretti Grosseto – e possa garantirne la salubrità, la protezione dell’ambiente e la libertà di scelta dei consumatori. Il Ceta non elimina l’ambiguità in cui versano le indicazioni geografiche italiane al contrario interviene a vantaggio delle lobby su una situazione caratterizzata dal 90% per cento dei formaggi di tipo italiano consumati in Canada di produzione locale. Poi ci preoccupa in modo particolare la situazione del grano perché il Canada è il principale esportatore di grano in Italia. Con il Ceta si uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada, dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno”.
“Sono questi i motivi che ci hanno imposto di avviare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei decisori, a cominciare da tutti i parlamentari, che sono chiamati ad esaminare ed a decidere sulla definitiva approvazione del trattato. Di tutti questi problemi – conclude Bruni – ne abbiamo parlato con il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, On. Luca Sani e nei prossimi giorni avvieremo un’attività di sensibilizzazione ai vari livelli istituzionali”