GROSSETO – “Questo pronunciamento è particolarmente importante a poco meno di due mesi dal 19 Aprile scorso che ha segnato il D-day del latte trasparente. Da allora infatti è entrata in vigore l’etichettatura con l’indicazione obbligatoria dell’origine per il latte a lunga conservazione e dei suoi derivati e si è realizzato un passo importante, fortemente sostenuto da Coldiretti, nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori e di tutela delle imprese agricole”.
Così Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto commenta con soddisfazione, insieme al presidente Marco Bruni, il pronunciamento della Corte di Giustizia europea sul fatto che “i prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte’, ‘crema di latte’ o ‘panna’, ‘burro’, ‘formaggio’ e ‘yogurt’, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale” anche se “tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione”.
“Le indicazioni ambigue, come l’uso della parola latte per bevande vegetali, oltre ad ingannare i consumatori – denunciano i dirigenti di Coldiretti Grosseto – mette in difficoltà gli allevatori che producono latte che nella nostra regione hanno visto un progressivo decremento e ad oggi si stimano circa 250 stalle con 11.000 vacche da latte ed una produzione di 650.000 q.li di latte, con numeri ridotti anche in Maremma dove gli allevamenti che sono rimasti in attività non raggiungono neppure le tre cifre ma assicurano, però, un prodotto sano di certa provenienza, tracciato, con numeri significativi alla colonna occupazione ed indotto”.
I prodotti vegetariani e vegani non possono pertanto essere chiamati con nomi di alimenti di origine animale, in particolare latticini, ponendo fine ad un inganno che riguarda il 7,6% di italiani che segue questo tipo di dieta. Un mercato spinto dalle intolleranze ma alimentato anche dalle fake news diffuse in rete secondo le quali il latte sarebbe dannoso perché è un alimento destinato all’accrescimento di cui solo l’uomo, tra gli animali, si ciba per tutta la vita.
Un discorso che si estende anche ai derivati, in primis formaggi, ma anche burro, yogurt e panna che non possono essere ottenuti con prodotti vegetali. Si tratta quindi di un pronunciamento importante anche per il settore ovicaprino maremmano, che in questi anni ha visto il numero di aziende che si è praticamente dimezzato e il numero di capi allevati ridotto di oltre 45.