CALA DI FORNO – «Non ricordo di aver avuto mai tanta paura in vita mia». Roberta Righetti, la turista di Cattolica aggredita dal cinghiale Ugo mentre era in spiaggia, a Cala di Forno, ricorda così il suo “incontro ravvicinato” con l’animale.
«Eravamo un gruppo di 14 persone – ricorda – ero con amici di Grosseto, tra noi anche quattro bambini. In vacanza in Maremma, ospiti, in affitto, della tenuta delle Vivarelli per una settimana. Siamo andati in spiaggia, io portavo un cesto pieno di pane e schiaccia. Ci avevano avvertito della presenza del cinghiale, ma ci avevano detto di stare tranquilli. La presenza dell’animale ci inquietava comunque un po’».
«Quando l’animale mi ha puntato – ricorda la donna – mi sono scansata prima da una parte e poi dall’altra, lui però mi ha appoggiato il muso, i denti, sul sedere, mi ha morso forandomi il vestito e arrivando alla carne. Probabilmente aveva fame, poco prima di me era passata una bambina, la figlia di una nostra amica, di soli 7-8 anni, con un panino in mano. Il pensiero di cosa sarebbe potuto avvenire mi ha gelato il sangue».
Roberta Righetti si è poi recata al pronto soccorso dove i medici hanno consigliato di fare l’antitetanica, anche se fortunatamente non c’è stato bisogno di punti di sutura «La dottoressa che mi ha visitato, e che è stata gentilissima, mi ha detto che se solo l’animale avesse fatto un movimento con la testa avrebbe potuto squarciarmi la natica». Poi Righetti precisa: «Io non ho fatto nessuna denuncia, tutto è partito automaticamente dal pronto soccorso».
«Mi ha chiamato la mia regione per rassicurarmi che non ci sono casi di rabbia in zona, poi mi ha chiamato la Regione Toscana; gli unici a non farsi sentire sono stati quelli dell’Ente parco. Quando mi ha chiamato la Regione per avere informazioni ho risposto “guardate che l’animale staziona sempre qui davanti, potete venire a vederlo”».
«Il problema – sottolinea Righetti – è che questo animale aveva fame perché da giorni non riceveva cibo, è un animale abituato ad essere alimentato dalla gente, e non sa più procacciarsi il cibo da solo, come un cane. Tanto è vero che il giorno dopo è venuto un uomo a nutrirlo e a tagliare l’erba nello spiazzo davanti che era altissima quando siamo arrivati, e il cinghiale non si è più visto».
«Credo che la soluzione che hanno trovato sia la migliore anche per Ugo – afferma – è giusto che stia con i suoi simili e che mangi ciò che mangiano gli altri cinghiali».
Poi conclude: «Io credo che l’incolumità della gente sia la cosa più importante, specie quando ci sono dei bambini; ciascuno nel cortile di casa sua fa ciò che vuole, ma se uno affitta a dei turisti deve garantire la loro incolumità. Tornerò in vacanza in Toscana – conclude Roberta Righetti -, ma sicuramente non tornerò più lì, perché non mi sentirei sicura».