GROSSETO – Sottoscritti altri contratti di comodato d’uso per le pompe irrigue a servizio dei pozzi per l’approvvigionamento idrico dei giardini dei privati. Con un ritmo quotidiano sostenuto, sono oltre l’ottanta per cento gli impianti già assegnati e quindi ora attivi in città e nelle frazioni di Braccagni, Alberese, Istia d’Ombrone e Principina a Terra.
È questo il primo risultato tangibile del percorso attivato coi cittadini e di quello condiviso con gli amministratori di quei condomini interessati alla presa in carico della gestione e della manutenzione dei pozzi irrigui.
“Il Comune di fatto ha risolto in tre mesi un problema che durava da anni che la precedente amministrazione targata Pd aveva trascinato per 10 anni – spiega Antonfrancesco Vivarelli Colonna – e che costava milioni ai contribuenti. La squadra ha funzionato in maniera egregia. Sicuramente abbiamo chiesto uno sforzo ai cittadini ma lo abbiamo fatto per equità, per senso di legalità. Uno sforzo che reinvestiremo in opere pubbliche e servizi. Per tutti. Non vogliamo perdere tempo e risorse del Comune con questioni che servono solo a barattare voti elettorali”.
Il Comune ha predisposto soluzioni tecniche per accompagnare e velocizzare le pratiche per la cessione gratuita e la presa in carico dei pozzi da parte di condomini o di supercondomini.
“Si tratta di un modello che funziona e che oggi arriva a completa definizione – commenta Riccardo Megale, assessore al Patrimonio -. Un modello veloce ed efficace: in tempo reale, si riceve l’istanza, si verifica con il sopralluogo e, subito dopo, si redige il contratto di comodato. Sono stati consegnati pozzi in cui la situazione era particolarmente complicata e la struttura compromessa e capillare: penso a via Canada o ai due pozzi di via Marocco. Siamo intervenuti dividendo l’impianto a servizio del parco Ombrone da quello di via Leoncavallo, garantendo quindi l’acqua irrigua ai giardini della zona. Attendiamo altri condomini per mostrare loro quanto sia tutto facile. In questo modo, il Comune risparmierà 300mila euro all’anno, risorse che potranno essere investite diversamente”.