GROSSETO – L’onda lunga di Vivarelli Colonna si fa ancora sentire e a distanza di un anno dalla conquista di Grosseto, si propaga anche a Campagnatico e Manciano. Così il centrodestra, dopo la storica vittoria per le elezioni provinciali, continua il suo cammino positivo. Con i successi elettorali di Luca Grisanti a Campagnatico e di Mirco Morini a Manciano, i Comuni maremmani amministrati dal centrodestra salgono a sette (Grosseto, Orbetello, Monte Argentario, Isola del Giglio, Roccalbegna, Campagnatico e Manciano) cambiando ancora una volta la mappa della geografia politica maremmana. Una mappa che dal 2016 in poi ha iniziato a colorarsi sempre più di azzurro. La vera chiave di volta, è inutile negarlo, è stata il ritorno di una coalizione di centrodestra alla guida del Comune capoluogo. Troppo forte infatti la spinta amministrativa e politica che Grosseto può vantare sul resto della Provincia e soprattuto in questo periodo storico. Insomma così come è successo con Grisanti che ha mutuato il nome “Viva Campagnatico” dalla coalizione di Antonfrancesco Vivarelli Colonna “Viva Grosseto”, quello del sindaco del capoluogo può diventare un modello in tutta la provincia.
E se da una parte il centrodestra naviga con il vento in poppa, a spiegare il suo successo in provincia di Grosseto, ma anche in tanti altri Comuni italiani, c’è anche il momento di difficoltà del Partito democratico e del centrosinistra in generale. Sembra infatti che a livello locale ci sia ancora un grande movimento dentro al Pd. A Manciano, per esempio, alcuni esponenti del Pd hanno lascito il partito e si sono candidati con la lista risultata vincente e contro quello che era il candidato a sindaco sostenuto dai “dem”. Insomma un pasticcio che va oltre le beghe di paese, anche perché il Pd, a livello provinciale, si era riorganizzato soltanto pochi giorni prima della presentazione delle liste. Gesuè Ariganello, segretario provinciale del Pd, è stato eletto alla vigilia delle elezioni ed è arrivato dopo un lungo momento di “passione” del partito, iniziato con le sconfitte del 2016 e continuato con la “brutta” avventura del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. Alla fine di questo calvario dunque appaiono quasi scontate le sonore batoste accusate a Campagnatico e Manciano. E non è detto che siano le ultime.
C’è poi, come in tutto il Paese, il Movimento 5 Stelle. In provincia di Grosseto era presente soltanto nella sfida di Pitigliano. Qui, nella città del Tufo, dove i partiti tradizionali avevano lasciato spazio a due progetti “misti” e civici i 5 Stelle, che per larga parte della campagna elettorale erano dati come favoriti, non sono riusciti a sfondare. Il Movimento dopo cinque anni intensi all’opposizione non ha saputo vincere la sfida del governo del Comune e non ha saputo convincere gli elettori della propria proposta amministrativa. Per questo, nonostante una buona percentuale ottenuta nelle urne, il risultato di tornare all’opposizione rappresenta una certa delusione.
Infine una considerazione deve essere fatta sul tema della partecipazione al voto. L’affluenza è stata più bassa di cinque anni fa, ma mentre in molti Comuni italiani è crollata del tutto con percentuali sotto al 50%, in provincia di Grosseto il dato si è mantenuto accettabile. Nei tre Comuni alle urne l’affluenza si è attestata intorno al 70% a dimostrazione che c’è ancora un popolo di elettori che vuole partecipare e decidere per le sorti del proprio Comune. E non è poco.