GROSSETO – Gli studenti della classe III dell’Istituto Agrario di Grosseto, gestione ambiente e territorio, si sono trasformati in giornalisti per analizzare il rischio idrogeologico sul fiume Ombrone. L’occasione è stata fornita dal Progetto di giornalismo scientifico di Terramare, che ha fornito agli studenti i mezzi per poter navigare il fiume e gli strumenti per poter fare interviste giornalistiche a personaggi del territorio legati allo stesso Ombrone. Risultato del progetto sono le quattro interviste con Riccardo Conti presidente del Comitato valorizzazione dell’ambiente di Buonconvento, Andrea Sforzi direttore del Museo di storia naturale di Grosseto, Jean Claude Kenel artista e abitante del fiume, Aldo Ceccarelli imprenditore agricolo. La domanda alla quale i quattro personaggi in questione danno una risposta è: Se tu potessi come gestiresti il fiume Ombrone?
“L’obiettivo del contratto di fiume – ha risposto Riccardo Conti, Presidente del Comitato valorizzazione dell’ambiente di Buonconvento – è quello di creare una rete di soggetti (istituzionali e privati) portatori d’interesse sul fiume in grado di coordinare azioni di protezione, valorizzazione e messa in sicurezza del fiume seguendo un’identità ambientale ben specifica. Dopo la piena del 2013 a Buonconvento, sono stati effettuati degli interventi drastici sulla vegetazione riparia da un punto di vista climatico c’è stato un cambiamento di precipitazioni che sono diventate più intense, e da un punto di vista di approccio al fiume, si hanno molte più manutenzioni rispetto all’ultimo ventennio.”
“Il fiume è una risorsa e un bacino di biodiversità – ha invece spiegato Andrea Sforzi, direttore del Museo di storia naturale di Grosseto – e ha un elevato grado di densità faunistica. L’Ombrone è un importante corridoio ecologico per il nostro territorio. Se dovessi pensare alla gestione del fiume proporrei una gestione integrata, considerando sia gli aspetti biologici che idraulici per mantenere sicurezza e naturalità di un ambiente fondamentale per tutto il territorio”.
“Io rispetto il fiume come lui rispetta me – ha detto Jean Claude Kenel, artista che vive sulla sponda del fiume Ombrone -, però quando è in furia vado via, proprio perché lo rispetto. Abito ormai da dieci anni sulle rive di questo fiume e se potessi essere io a gestirlo lo pulirei continuamente perché è un peccato lasciarlo trascurato. Molti arrivano qua e scaricano rifiuti. Se non viene gestito in modo adeguato il fiume porterà via tutto ciò che trova nel suo percorso”.
“Sono proprietario di circa 150 ettari di campi agricoli confinanti con l’Ombrone che spesso vengono allagati durante le esondazioni. Da sempre la città di Grosseto – ha infine concluso Aldo Ceccarelli, imprenditore agricolo – ha avuto paura dell’Ombrone e per proteggersi sono stati costruiti argini, mentre il problema andrebbe risolto a monte. Il fiume va gestito, perché altrimenti diventa un problema, ma va gestito bene, perché è una risorsa per tutti e tutti devono poterne beneficiare. Se lo gestissi io lo farei diventare vivibile a tutti, rendendolo navigabile, facendo partire dei battelli dal senese fino al mare!”.
Infine i ragazzi si sono concentrati su quella che potrebbe rappresentare una possibile soluzione per mettere in sicurezza il fiume: il contratto di fiume. Ma in cosa consiste?
È uno strumento di programmazione strategica e negoziata che cerca di raggiungere la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche, la valorizzazione, la salvaguardia del rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale. Gli elementi che entrano in gioco in questo accordo sono: una comunità, un territorio e un’insieme di politiche e di progetti. Questi elementi devono essere orientati verso obiettivi condivisi come la tutela delle acque, difesa del suolo, protezione del rischio idraulico e tutela delle bellezze naturali. La dimensione territoriale di un contratto di fiume è rappresentata dalla scala di bacino del fiume interessato, e quindi interessa il territorio non solo di più comuni, ma anche di più province.