GROSSETO – «La Cgil non ritiene accettabile la reintroduzione dei voucher sotto mentite spoglie – con l’acronimo di “PrestO” – prevista con l’emendamento che introduce l’articolo 54/bis nella cosiddetta “manovrina”». A mettere i puntini sulle “ì” è Claudio Renzetti, segretario della camera del lavoro di Grosseto, che al pari dei suoi colleghi di tutta Italia sta riprendendo la mobilitazione sul territorio, a partire dalla richiesta d’incontro urgente al prefetto. «Alla quale speriamo di avere presto una risposta», sottolinea.
«Cominciamo dai fondamentali – spiega Renzetti – Su questa vicenda si sta consumando una violazione grossolana dei principi democratici. Con decreto legge il Governo ha abolito i voucher per impedire lo svolgimento del referendum abrogativo, convinto che lo avrebbe perso. In quel frangente aveva garantito un celere confronto con il sindacato per definire la nuova normativa che regolamentasse il vero lavoro occasionale. Quel confronto non c’è mai stato, e ora assistiamo a un emendamento fantasma, di cui nessun parlamentare vuol assumersi la paternità, che reintroduce di fatto i voucher ampliandone la platea dei beneficiari. Questo non è accettabile; per la Cgil quelli che hanno firmato per il referendum abrogativo meritano almeno lo stesso rispetto di quella parte di datori di lavoro che vogliono i voucher. In provincia di Grosseto per i referendum abbiamo raccolto 24.000 firme, per capirsi.
Secondo. La Cgil non accetta che si consideri lavoro occasionale o saltuario il lavoro stagionale, che in quanto tale è un lavoro che si svolge regolarmente ogni anno, in determinati periodi, e quindi non ha nulla di episodico. Nella nostra realtà, ad esempio, alcune decine di migliaia di addetti sono occupati con lavori stagionali nei servizi turistici, in quelli commerciali e in agricoltura. Questi lavori non possono essere “voucherizzati”, né si può pensare di estendere le forme di contratto occasionale all’infinito, rendendole accessibili a qualunque tipo di impresa che abbia fino a 5 addetti a tempo indeterminato. Qui da noi – chiosa Renzetti – significherebbe precarizzare qualunque attività produttiva. M la precarizzazione del mondo del lavoro, a nostro avviso, oltre a mortificare chi lavora, non aumenta la produttività, favorisce il dilagare del lavoro nero e l’evasione contributiva. Fra l’altro, i voucher non hanno affatto contribuito all’emersione del nero, ma hanno reso vani i controlli offrendo un comodo escamotage a chi pagava regolarmente solo una parte delle ore lavorate.
Infine – conclude Renzetti – manifesto la mia sorpresa per la posizione espressa dall’On. Luca Sani, che sostiene la necessità di reintrodurre forme contrattuali simili ai voucher per evitare che in agricoltura si torni al lavoro nero. Gli ricordo, infatti, che in passato i voucher utilizzati nel settore agricolo erano pochissimi rispetto al monte ore complessivo. Nella nostra realtà appena l’1,6% del totale. Il lavoro nero in agricoltura, infatti, come ha dimostrato la nostra inchiesta sul campo, passa per tutt’altri canali. Per cui mal si comprende anche l’attivismo delle organizzazioni datoriali agricole nel sostenere la necessità di reintrodurre il meccanismo dei voucher».