GROSSETO – La crisi del modello di riorganizzazione della sanità preoccupa seriamente lo Spi Cgil. Per questo nei giorni scorsi le 38 Leghe dei pensionati insediate nell’Area vasta Toscana sud est hanno definito una strategia comune, e un documento a partire dal quale iniziare la mobilitazione sul territorio.
«Quello che più ci preoccupa – spiega la segreteria dello Spi Cgil grossetano, che ha appena concluso un tour nelle 10 Leghe della provincia – è la riunificazione delle tre vecchie Aziende in un’unica Asl di area vasta, che ha allontanato dai cittadini i centri decisionali determinando un’ulteriore marginalizzazione delle aree periferiche. E questo viene associato a una maggiore diseguaglianza nell’erogazione dei servizi; elemento sottovalutato dai vertici aziendali.
La nuova riforma, inoltre, è stata messa in campo mentre quella precedente imperniata sulla delibera 1235/2012 non è ancora stata applicata interamente. Rimanendo una marcata differenza tra la teoria, a volte anche apprezzabile, e la concreta realtà che marca pesanti gap attuativi. Un esempio fra i tanti, la rete a macchia di leopardo delle case della salute, con evidenti carenze realizzative e differenze tra province della stessa Asl.
Così come sono evidenti il ritardo nel coinvolgimento dei medici di medicina generale (Mmg), i tempi delle liste di attesa che non calano, e le resistenze degli stessi Mmg ad attuare il progetto “chi prescrive prenota”.
Anche gl’impegni presi per le cure odontoiatriche non sono stati onorati, mentre è già chiaro che il ruolo delle farmacie nella prenotazione delle prestazioni non ridurrà i tempi delle liste di attesa.
In questo quadro preoccupante, l’unico vero successo della Asl di Area vasta è stata la riduzione dei posto letto ai livelli più bassi di Europa. Ma quando il paziente viene dimesso dall’ospedale, raramente trova sul territorio un servizio di presa in carico degno di questa definizione.
In definitiva, i servizi territoriali che dovevano diventare centrali rispetto alla vecchia logica ospedalocentrica ritenuta superata, continuano a latitare con l’assistenza scaricata sulle spalle delle famiglie. Un problema serissimo che ci meraviglia non sia considerato una priorità dai Sindaci, che pure sono responsabili della salute dei cittadini.
Tutto ciò a fronte di kermesse autorganizzate dalla direzione aziendale nelle quali se la suonano e se la cantano, mentre per il confronto di merito con le organizzazioni sindacali si trovano al massimo qualche diecina di minuti, con rinvio all’immancabile incontro in data da stabilire.
Lo Spi Cgil ha chiaro l’obiettivo di difendere la sanità pubblica toscana, universale e solidale, che nonostante tutto è ancora – ma per quanto? – tra le migliori di Europa. Ciò significa battersi contro l’azione carsica che spinge progressivamente le utenze verso la sanità privata, svuotando progressivamente quella pubblica».