GROSSETO – A Roma per difendere la Provincia: oggi il presidente Antonfrancesco Vivarelli Colonna, insieme ad una folta delegazione di dipendenti, ha partecipato all’iniziativa organizzata da Upi nazionale per garantire i servizi dell’Ente erogati ai cittadini.
Ecco l’intervento del presidente Vivarelli Colonna:
In questo contesto da presidente di Provincia eletto solo da pochi mesi, devo ammettere il mio profondo disagio. Non ho infatti memoria, in nessuna delle molte esperienze, né come cittadino, né come imprenditore, né come sindacalista, né tanto meno come amministratore, di una tale pervicace insistenza ed aberrante negazione di principi costituzionali e diritti democratici, portati caparbiamente fin dentro i nostri territori a distruggere scuole e strade, con tale devastazione e danno criminale, tali da richiedere il ricorso alla legittima difesa se agissero di notte.
Purtroppo, a differenza dei veri criminali, i responsabili di questo scempio agiscono alla luce del sole e protetti dalla impunità, la più odiosa impunità mai sperimentata, perpetrata anche al cospetto di vittime umane – nostri concittadini – che sono morti per diretto effetto dei furti finanziari che ben conosciamo. Abbiamo già dimenticato la tragedia di Rigopiano, l’albergo sepolto dalla neve? Abbiamo abbandonato la difesa – popolare e di supporto politico – a quei colleghi amministratori che dovranno difendersi da reati infamanti contro cui nulla potevano?
Son qui a parlare invocando il senso di giustizia e delle Istituzioni, indipendentemente dall’appartenenza politica o credo ideologico, pervaso da un senso di attonito sbigottimento di fronte a scelte tanto scriteriate».
Sto parlando di valori costituzionali e di diritti individuali, di democrazia e partecipazione. Valori violentati, bistrattati da pseudo riforme dispotiche che oggi sono da tutti condannate, ma ancora sostenute tramite l’esercizio di bieco potere e difetto di informazione.
La Provincia di Grosseto, caratterizzata da un territorio vastissimo ma scarsamente popolato, ha necessità tutte specifiche che si sommano alla nutrita serie di criticità causate dalla precaria situazione contingente: è necessario quindi, pur nella sintesi che l’occasione richiede, rispondere qui ed in diretta alle domande sul nostro disagio, poste dal Direttore Antonelli:
Nel provincia di Grosseto sono circa 10 chilometri di strade interessati, da oltre due anni, dalla riduzione di carreggiata con regolamentazione del traffico a senso unico alternato, a causa della presenza di frane che hanno compromesso la stabilità del corpo stradale;
A causa della impossibilità di procedere con regolarità alla manutenzione, ci sono circa 264 km di strade provinciali, su complessivi 1830 km, dove sono posti limiti alla velocità dei veicoli per mantenere standard di sicurezza accettabili; per 48 km di strade è stato necessario ricorrere alla interdizione al transito di cicli e motocicli per le scarse condizioni di sicurezza; a breve si dovrà imporre tali limitazioni su altrettanti chilometri di strade, poiché non si può procedere alle regolari opere ed affidamenti in appalto al fine di garantire la corretta manutenzione ordinaria.
Da oltre due anni non è stato possibile effettuare gare di affidamento per la messa in opera di segnaletica orizzontale e di sostituzione delle barriere metalliche che debbono essere sostitute; non è possibile neppure provvedere a tagliare con puntualità e rapidità la vegetazione da banchine e pertinenze stradali;
– Da due anni stiamo operando soltanto con mezzi e personale nella disponibilità della Provincia perché da due anni non è stato economicamente possibile affidare tale servizio ad imprese esterne;
Quasi tutti gli edifici scolastici devono essere monitorati ed adeguati alla normativa antisismica: solo pochi giorni fa mi sono trovato nella sfortunata condizione di dover considerare la chiusura di tutti e 32 edifici scolastici appartenenti al patrimonio provinciale.
Il servizio di protezione civile non può essere regolarmente garantito; la Polizia provinciale non è in grado di presidiare il territorio rispetto ai temuti reati ambientali, controllo dell’esercizio di caccia pesca ed attività agricole.
Alla luce di questa disastrosa situazione possiamo fare una sola cosa: azioni tanto eclatanti da avere una reazione visibile all’opinione pubblica. È necessaria adesso una legittima difesa dei nostri territori e della popolazione che lì vive e lavora.
Molto o tutto infatti è stato sin qui detto e denunciato in merito alla situazione delle Province. Convincenti e del tutto esaustive l’analisi ed i dati prodotti da Upi, Corte dei Conti, Commissioni parlamentari varie. Tutti univoci nel rappresentare una situazione che va ben oltre l’insostenibilità ed il paradossale.
Ma a che cosa è servito produrre dati, relazioni, interpellanze e finanche diffide e denunce se dall’altra parte chi decide è determinato a non ascoltare?
Le diffide sono state consegnate, gli accorati appelli e le riunioni sono stati tutti diligentemente svolti, adesso occorre far pervenire un altro tipo di messaggio, diretto ai palazzi del potere, alle torri inespugnate.
Siamo in presenza, è inutile ignorarlo o negarlo, carissimi Presidenti e Sindaci, di una posizione governativa non negoziabile quanto disastrosa e non sostenibile. Non si sente più bisogno di altre, troppe parole per chiarirsi circa l’effettività e la portata di questa cieca e sorda posizione.
Basta continuare a subire. Basta! Dobbiamo combattere se vogliamo garantire la sicurezza dei nostri cittadini!
Oggi è necessario da parte nostra dichiarare, una volta per tutte, se si vuole concorrere con quel disastro doloso che è la Riforma abortita delle Province oppure se si vuole con più determinazione e coraggio soddisfare il bisogno collettivo di ripartenza e ricostruzione che il Referendum ha ben riconfermato in capo a pieno titolo alle Province ed al sistema degli Enti locali.
Ne va della nostro specifico ruolo sul territorio, della fiducia che in noi ripongono i dipendenti della Provincia, ma soprattutto della nostra identità che non è quello di cieco ossequio ad un ordine di un partito o di contrapposizione ideologia, ma di Amministratori di uno tra i più importanti Enti locali che la Costituzione riconosce e promuove con quei criteri di autonomia e sussidiarietà che ogni Governo, Parlamento e Presidente della Repubblica dovrebbero osservare e far osservare e che invece, fin’ora, sono stati disconosciuti con una violenza e propensione alla disgregazione istituzionale organizzata, mai fin’ora sperimentata.
La mia storia sindacale mi insegna che alle volte è necessario scuotere gli individui e le coscienze.
Ho qui insieme a me una piccola rappresentanza di persone, dirigenti, dipendenti che intendono reagire a questo stato di cose ed a questi si uniranno se necessario gli studenti, le organizzazioni sindacali, i dirigenti scolastici, imprenditori e famiglie che hanno bisogno e chiedono che i nostri servizi garantiscano la continuità del servizio scolastico e la sicurezza delle strade ma anche il servizio di protezione civile, la polizia provinciale, il controllo dell’ambiente e di tutte le funzioni assegnate.
Sto parlando di una protesta che arrivi allo stato di agitazione ed al presidio organizzato ad oltranza sia di Montecitorio sia di scuole e strade che i nostri tecnici valutano non più sicure e che devono essere chiuse per osservanza alle leggi dello stato, per evitare che la nostra responsabilità sia utilizzata ed abusata.
Ci vuole coraggio e determinazione ed una volta avviato il passo occorre mantenere la posizione, e non mi sembra ci sia oggi altra scelta.
Spero dal più profondo del cuore che le nostre menti ed i nostri cuori siano uniti nel combattere per riaffermare il sistema delle Autonomie locali, la nostra autodeterminazione, la valorizzazione dei territori rurali e periferici con ugual dignità rispetto alle Città metropolitane, della Collettività diffusa che si rivolge e guarda a noi Sindaci, prima che ad ogni altra figura istituzionale. Viva i Comuni, viva le Province, viva la Costituzione!