GROSSETO – «Occorreva terminare il censimento dei pozzi già iniziato con la passata amministrazione, ed in ogni caso attendere il termine della stagione calda per prendere provvedimenti, sempre coinvolgendo i cittadini-utenti». Ad intervenire è il comitato comunale di Grosseto del Psi. «A suo tempo – afferma il Psi – abbiamo seguito con attenzione insieme al gruppo consiliare l’intenso lavoro sui pozzi che nel 2012-16 realizzò il nostro assessore Giuseppe Monaci, per cui sentiamo il dovere di intervenire per correggere le numerose false informazioni veicolate in questi giorni».
«Proprio il nostro assessore ai lavori pubblici per primo si pose il problema di cessare la pluridecennale pratica di garantire l’acqua irrigua a spese della fiscalità generale – precisa il Psi -. Sono state evocati inesistenti leggi regionali che impedirebbero tale pratica: sicché distribuire acqua per irrigazione non è compito del Comune. Non lo è e non lo è mai stato. L’assessore quindi agì tempestivamente per risolvere una situazione sedimentata nei decenni precedenti, applicando rigorosamente le norme ma operando con il buon senso che deve caratterizzare ogni buon amministratore».
«Deve essere chiaro a tutti che il Comune ha pochissimi pozzi di sua esclusiva pertinenza che cioè servono solo verde pubblico (ad es. il velodromo, il parco S. Signori o lo stadio), ma per la stragrande maggioranza si tratta di pozzi realizzati convenzionalmente nelle lottizzazioni e presi in carico dal Comune per irrigare verde pubblico. Pertanto tutti i pozzi (circa 90) sono di proprietà comunale e quindi le utenze elettriche sono intestate al Comune così come le concessioni per emungimento acqua. Ed il Comune cura la manutenzione straordinaria ed ordinaria».
«Ma in questi pozzi venivano collegate anche utenze private per servizio dei loro giardini. Singoli privati o condomini per un totale di migliaia di utenze. E quindi là dove il Comune ha rinunciato ad irrigare aree a verde pubblico che pure poteva irrigare, i relativi pozzi sono rimasti a servire i soli privati – continua il Partito socialista -. L’obbiettivo che si pose il nostro assessore fu quello di far pagare ad ogni privato la quota parte di acqua comprese energia elettrica e le spese varie, per ogni singolo pozzo. Il Comune avrebbe pagato la sua quota parte, in base all’acqua consumata».
«Si scartò l’idea di istituire un consorzio, sul modello delle strade vicinali perché avrebbe significato istituire un altro ente con relative spese. Parallelamente fu attivato il censimento delle utenze, con uno sforzo operativo enorme per mettere mettendo in ordine decenni di informazioni confuse. Correttamente furono sentiti gli amministratori di condominio, furono pubblicati articoli sui giornali, si effettuarono incontri in loco ove era richiesto, furono spedite molte centinaia di lettere e si giunse a definire un numero verosimile di 5 – 6.000 singole utenze.»
«Molti utenti, una volta censiti, avrebbero così potuto regolarizzare la loro posizione mediante pagamento di un canone annuo calibrato sui mq di verde posseduto. Mentre in prospettiva il pagamento avrebbe dovuto basarsi sul reale consumo di acqua, mediante applicazione di contatori. Intendiamoci bene: là dove possibile è opportuno che il pozzo ad uso esclusivamente privato sia di esclusiva proprietà privata, e gestito dagli utenti. Ma per molti pozzi comunali questo è infattibile. I pozzi dal 2014 furono affidati a Sistema e si iniziò a migliorare la rete con adeguamenti impiantistici e nuovi orari di adacquamento per contenere i consumi ed eliminare ogni spreco. Era questo il lavoro da continuare. Certo… sarebbe occorso impegno. Sistema doveva continuare ad inviare le lettere o anche adottare altre forme di avviso; si sarebbe poi stabilito un tempo massimo solo oltre il quale gli utenti non regolarizzati avrebbero visto i rubinetti chiudersi. L’Amministrazione ha preferito invece mettere in ginocchio gli utenti a primavera iniziata obbligando a febbrili ed impossibili rincorse».
«Si è dichiarato che gli utenti potranno chiedere alla Regione la concessione come privati. Ma nella maggior parte dei casi in un pozzo non vi è inserito un condominio bensì diversi privati e diversi condomini, sino addirittura a molte decine e persino centinaia di utenze. Come ed entro quanto tempo potranno mai accordarsi costoro per giungere ad una ripartizione delle spese? Se per singoli pozzi ciò fosse possibile, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di una operazione praticamente impossibile da realizzarsi. E quando il pozzo serve anche l’utenza comunale, il Comune cosa fa? Paga il servizio al privato? O rinuncia per sempre all’acqua che domani potrebbe tornargli utile se volesse innaffiare verde pubblico?». chiede il Psi.
«E poi: i pozzi sono patrimonio comunale. Essi hanno un valore non indifferente dato dal costo delle autorizzazioni, costo della perforazione, impianto, pompa, tubazioni e quadro elettrico. Trasferire i pozzi ai privati, come ora sostiene l’Amministrazione, significa disfarsi di tale patrimonio e quindi occorrono le idonee procedure, compresa la stima del valore e la vendita del pozzo a chi lo prenderà in carico. Offrire semplicemente gratis parte del patrimonio comunale ad un privato è impossibile (e illecito). Non era più semplice proseguire il lavoro già iniziato? Non era meglio concertare con Sistema le migliori forme di pubblicità e stabilire un tempo limite per regolarizzarsi? E nel frattempo si sarebbe potuto consentire a Sistema di aprire i pozzi per poi entro l’anno essere reintegrati con una partita di giro della quota parte spettante al privato».
«Aver dato ora questo annuncio significa mettere i cittadini nella condizione di far seccare i propri giardini o lasciare che alcuni procedano abusivamente alla irrigazione con acqua potabile. Oppure lasciare che qualcuno più “furbo” attivi abusivamente il pozzo. Atteggiamenti illegittimi ma indotti dalla perentoria, tardiva e irrazionale presa di posizione del Comune. Sarebbe bene che l’amministrazione ammettesse l’errore di valutazione e compisse una marcia indietro». Conclude il Psi.