AREZZO – Ieri mattina ad Arezzo si è tenuto un importante incontro sul tema del caporalato e del lavoro. A capo della delegazione di Coldiretti Grosseto, che ha preso parte ai lavori, il direttore provinciale Andrea Renna che ha sottolineato l’importanza di impegno su questi temi che Coldiretti da tempo ormai dimostra con fatti tangibili e concreti. “ Coldiretti – ha detto Renna commentando i lavori – combatte tutte le forme di illegalità in agricoltura e in tutta la filiera agroalimentare come è stato sottolineato dinanzi al prefetto di Arezzo, Clara Vaccaro e di Romano Magrini, Capo area gestione del personale, lavoro e relazioni sindacali della Confederazione Nazionale Coldiretti, da Giovanni Mininni, membro della segreteria nazionale FLAI CGIL; Patrizio Giorni, segretario regionale Fai Cisl; Giorgio Carra segretario Uila Nazionale e Luca Sani, presidente Commissione Agricoltura Camera dei deputati. Dobbiamo porre in essere tutti gli strumenti utili per tutelare il lavoro dipendente, ma anche per qualificare le relazioni a ogni livello”.
In provincia di Grosseto negli ultimi cinque anni si registra una diminuzione delle aziende agricole iscritte alla Camera di Commercio, a questo corrisponde invece un dato pressoché invariato in merito alle imprese che assumono manodopera. Le imprese agricole maremmane che assumono manodopera sviluppano migliaia di giornate lavorative annue.
I settori produttivi che utilizzano maggiormente la manodopera sia fissa che stagionale sono il vitivinicolo, le piante officinali e l’olivicolo”. Attualissime le considerazioni del Dr. Romano Magrini che nel suo intervento ha spiegato che “una riflessione non può che partire dalla legge 199 del 2016, che ha rivisto due importanti discipline: quella generale sul reato di caporalato e quella, più specifica per l’agricoltura, sulla Rete del lavoro agricolo di qualità. A distanza di sei mesi dall’approvazione della modifica dell’articolo 603-bis del codice penale è interessante andare a vedere e verificare quali effetti abbia prodotto nel settore agricolo la nuova norma. Come già era prevedibile, è praticamente rimasta congelata in attesa che venga sciolta la riserva in ordine alle modalità di applicazione degli indici di sfruttamento, criticità questa anticipata dalla stessa Coldiretti nel corso dell’iter di approvazione della novella”.
“Il tavolo tecnico interministeriale (agricoltura – giustizia- lavoro) – ha approfondito Magrini – che avrebbe dovuto chiarire come dare corso all’applicazione della norma, non sembra aver prodotto i risultati attesi ed ormai si affacciano all’orizzonte le prime ed inevitabili richieste di emendamenti interpretativi, per rendere finalmente cogente la nuova disciplina. Sinergia palesemente negativa, per il rafforzamento delle politiche di contrasto al lavoro nero ed al caporalato in agricoltura, quella rappresentata poi dalla quasi contestuale abrogazione del voucher in agricoltura che non hanno trovato sino ad ora una alternativa valida per il settore agricolo”.
“Sul versante della Rete per il lavoro agricolo di qualità – ha spiegato ancora Magrini – che stenta a decollare, ad oggi risultano iscritte poco più di 2.200 imprese. Le motivazioni sono evidentemente legate alla assenza, di fatto, di valore aggiunto che l’iscrizione conferisce all’impresa virtuosa. Per vincere questa battaglia bisogna creare un sistema che premi le aziende virtuose, bisogna stimolare la convenienza ad essere aziende oneste e dare un segnale tangibile di convenienza a percorrere la via della trasparenza e della qualità”.
Coldiretti – ha concluso Renna – come è stato ricordato dal presidente regionale di Coldiretti Toscana, Tulio Marcelli , è da sempre contro tutte le illegalità in ambito agricolo e agroalimentare: Coldiretti sostiene con forza tutte quelle iniziative volte a riaffermare in ogni circostanza i principi di legalità e i diritti dei lavoratori ed è per questo che auspichiamo una efficace applicazione della legge sul contrasto al caporalato. Servono pene severe e rigorosi controlli che colpiscano il vero lavoro nero e lo sfruttamento, vanno perseguite con decisione e fermezza le forme accertate di sfruttamento dei lavoratori su qualsiasi territorio ed in qualsiasi impresa, agricola e non esiste sull’esistenza di un caporalato invisibile’ ed è quello che importiamo dall’estero con il cibo presente in modo massiccio sui nostri scaffali: dal riso asiatico alle conserve di pomodoro cinesi, dall’ortofrutta sudamericana a quella africana in vendita nei supermercati italiani fino ai fiori del Kenya, quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall’estero non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – giustamente vigenti e ultimamente rafforzate nel nostro Paese”.
E’ necessaria quindi anche una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera, dal campo alla tavola, per garantire che, dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore”.
Fino all’ 8 maggio, ricorda Renna – con un SMS da cellulare personale o con una telefonata da rete fissa al 45529, si potrà sostenere un unico grande progetto in Italia e nel mondo: il Villaggio solidale nell’area di Rosarno in Calabria, realizzato insieme a Coldiretti, darà ospitalità agli immigrati sottraendoli allo sfruttamento del caporalato, garantendo loro un regolare contratto di lavoro per la raccolta stagionale. Una iniziativa varata insieme alla Campagna nazionale “Abbiamo riso per una cosa seria” contro gli scafisti e lo sfruttamento che alimenta il fenomeno delle migrazioni, promossa da FOCSIV – Volontari nel Mondo, insieme a Coldiretti e Campagna Amica, con il Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e della diffusione nei Centri Missionari Diocesani della CEI. I pacchi di riso 100% italiano della FdAI – Filiera degli Agricoltori Italiani, proprio oggi si stanno distribuendo da 4000 volontari per una donazione minima di 5 Euro, e andranno a finanziare 41 interventi a sostegno di 119.543 famiglie di contadini, in un mondo in cui oltre il 70% di quanti sono vittime della fame sono proprio agricoltori, costretti così ad abbandonare la propria terra e fuggire verso i Paesi più ricchi dove spesso li attendono la sofferenza e l’emarginazione.