GROSSETO – C’è una Grosseto che eccelle e una Grosseto che cancella. La contrapposizione riguarda la Fondazione Grosseto Cultura che dopo esser stata alla ribalta con Il Premio Monicelli, oggi lo cancella. A dirlo sono i due gruppi di opposizione in consiglio comunale e Grosseto, Pd e Lista Mascagni.
«Qualche giorno fa il Corriere della Sera ha pubblicato l’accalorato sfogo della vedova di Monicelli dopo aver appreso che la Fondazione Grosseto Cultura ha decretato la cancellazione della manifestazione dedicata al grande regista, che da anni dava lustro al ‘catalogo’ della principale istituzione culturale della nostra città».
«In realtà che la sorte del Premio Monicelli fosse segnata lo si sapeva fin dal 2 novembre dello scorso anno, giorno in cui il sindaco di Grosseto nominava alla presidenza della Fondazione una figura, come quella di Francesco Mori, che poteva vantare un interessantissimo florilegio di esternazioni pubbliche, tra le quali ne spiccava una giust’appunto dedicata al Premio Monicelli ed allo stesso regista, vilipeso per essersi tolto la vita: «Un concorso intitolato a chi è morto maledicendo la vita e disprezzando la speranza come una trappola. Cosa aspettarsi ancora dal premio Monicelli?».
«Detto fatto. In occasione della presentazione ai soci del progetto culturale per l’anno 2017 il Premio Monicelli, come per magia, non c’era più. Fuori Mario Monicelli dentro Vittorio Sgarbi. Il 2017 di Fondazione», così titolavano i giornali, e gli stessi soci finanziatori della Fondazione esprimevano il rammarico per la soppressione di un’esperienza che si era rivelata tanto preziosa e proficua».
«Oggi le parole spese da Mario Sesti, ideatore del Premio Monicelli, per commentare quanto accaduto lasciano il segno: «Grosseto aveva un Premio intitolato a uno dei maggiori registi italiani del dopoguerra, uno dei più vivaci e vitali intellettuali contemporanei. Non si può pensare che, solo perché cambia amministrazione, questa cosa venga buttata via come un elettrodomestico, e non succeda nulla. Pensare questo è molto infantile».
«Eppure solo pochi mesi fa, all’indomani della nomina di Francesco Mori alla presidenza della Fondazione, alla precisa domanda se iniziative come il Premio Monicelli rischiassero di chiudere i battenti, l’assessore alla cultura Luca Agresti rassicurava i grossetani: «Guardi appartengo a quel tipo di amministratore che non cancella un’iniziativa solo perché è stata creata o sviluppata da amministratori di altra appartenenza politica. Se c’è qualcosa di buono, e sicuramente ci sarà stato, lo proseguiremo, se no faremo un’altra proposta».
«Domandiamo allora noi oggi all’assessore alla cultura: il Premio Monicelli non era ‘qualcosa di buono’? E se non lo era, quale sarebbe la proposta alternativa? La ‘grande’ mostra curata da Sgarbi (per esporre, tra le altre, le opere dello stesso presidente Mori)? Rinviata a data da destinarsi. La rievocazione medievale dedicata all’assedio di Ludovico il Bavaro? Rinviata a data da destinarsi».
«A nostro parere non molto tempo fa c’era una Grosseto che, pur con tutti suoi limiti, era capace di eccellere, facendosi portatrice di una politica culturale di ampio respiro. Fino a non molto tempo fa c’era una fondazione culturale capace di rendere omaggio ad una figura come Mario Monicelli, che da artista ma anche da uomo aveva saputo rappresentare con geniale e infaticabile ironia, ma anche con tremendo realismo, la nostra società, e dunque tutti noi».
«Il Premio Monicelli tra l’altro ‘funzionava’, riuscendo sempre a stimolare un proficuo dibattito culturale, coerente con l’anima libera, indipendente e combattiva di Monicelli, e pure ad attrarre pubblico e partner privati. Anche per questo, anno dopo anno, il Premio era stato riconfermato, portando la nostra città alla ribalta nazionale. L’epurazione del Premio Monicelli, ennesima vittima della crociata condotta dal presidente Mori, è riuscita in fondo a riportare alla ribalta nazionale la nostra Grosseto. Purtroppo non più la Grosseto che eccelle, ma quella che cancella».