GROSSETO – Le associazioni Uisp, Terramare, Legambiente, Federcaccia, Sos animali Onlus e Comitato Buonconvento intendono intervenire sulla questione legata ai lavori che il Consorzio bonifica sta portando avanti lungo il corso del fiume Ombrone, in particolar modo a Grosseto, in località Grancia, per il progetto di consolidamento e messa in sicurezza del Ponte francese.
“Gli interventi in corso d’opera sulla sponda destra dell’Ombrone, nei pressi del Ponte francese in località Grancia, sono esagerati e troppo invasivi – hanno spiegato i rappresentanti delle associazioni – per il numero massiccio degli alberi tagliati, molti dei quali anche di notevole pregio. È chiaro che i lavori per il consolidamento degli argini sono importanti, ma vanno fatti con un’apposita e precisa pianificazione anche perché la vegetazione oltre a rallentare la corrente riducendo sensibilmente i picchi di piena, rappresenta un rifugio per molte specie di animali presenti, molti dei quali sono adesso in fase di nidificazione (Gruccione, Tarabusino, Picchio verde, Martin pescatore, nonché fauna oggetto di gestione come il fagiano, lepre). È necessario valutare con attenzione i periodi e le modalità di intervento trovando soluzioni alternative e meno impattanti. Chiediamo – hanno concluso le associazioni – di prendere in seria considerazione il Contratto di fiume: uno strumento codificato dalle istituzioni europee, nazionali e dalla stessa Regione Toscana, che invita i Consorzi di bonifica a una gestione partecipata in cui vengano presi in considerazione anche gli aspetti idraulici, ambientali, sociali e sportivi”.
Se l’obiettivo dell’intervento al Ponte francese operato dal Consorzio bonifica è quello di arginare il processo di erosione nella sponda opposta (sinistra del fiume) all’attuale zona d’intervento, si potrebbe raggiungere con un ulteriore consolidamento della medesima sponda evitando tagli inutili che indeboliscono l’alveo e spostano il problema più a valle. “Allargare il corso del fiume procedendo con una rettificazione dello stesso e l’inevitabile taglio di piante per far fronte all’erosione spondale, non ci appare una soluzione condivisibile e rispettosa dell’ecologia del fiume Ombrone nonché del suo fisiologico mutamento naturale.
Nel corso degli anni gli eventi calamitosi hanno cambiato il modo di rapportarsi con il fiume, rendendolo più pericoloso. Il nostro impegno continuerà a essere quello di sensibilizzare gli enti preposti alla goverance del territorio fluviale, al fine di segnalare quelle ricchezze strategiche da preservare e integrare in una politica di salvaguardia dal rischio idraulico. Dobbiamo tornare a rivivere il fiume con le sue affascinanti caratteristiche senza doverlo temere. Ad oggi l’Ombrone viene navigato in kayak, raft e sup da centinaia di persone ogni anno e gli argini e le golene rappresentano luoghi per fare attività sportiva come footing, caccia, pesca, educazione ambientale, ginnastica e trekking. Un fiume sicuro, vissuto con rispetto, mantenuto integro, diviene indubbiamente un luogo sempre più appetibile a livello turistico, diminuendo così i casi di degrado. Queste sono le motivazioni che ci inducono a cercare, in collaborazione con le associazioni sensibili al contesto fluviale, di attivare un processo partecipativo che porti alla attivazione di un Contratto di fiume.
Nonostante la presenza di vegetazione naturale sia un fattore di sicurezza (rallenta il deflusso e riduce i picchi di piena a valle) e consolidi le sponde del fiume riducendo la franosità dei versanti, la nostra dissennata gestione del territorio, in molti casi, l’ha trasformata in un potenziale fattore di rischio. Non si può, quindi, decidere a priori se tagliarla o lasciarla stare, ma bisogno valutarla caso per caso considerando vantaggi e svantaggi dal punto di vista idraulico.