GROSSETO – Per la Maremma che vive di turismo stanno per cominciare i mesi cruciali, quelli cui è affidato il sostentamento economico di tutto l’anno. Periodo cruciale sia per i datori di lavoro che per i lavoratori stagionali. E visto che il turismo è uno dei comparti principali dell’economia dell’intera provincia, è facile comprendere che dalla sua tenuta dipende il sostentamento presente e futuro di molte categorie.
Ma quest’anno – come se non bastassero tasse e burocrazia – anche in Maremma c’è un’incognita in più, che rischia di pesare molto: la scomparsa dei voucher, uno strumento unico che le imprese avevano a disposizione per remunerare prestazioni saltuarie e occasionali, far emergere occasioni di lavoro e offrire opportunità di guadagno legale, regolamentato e tracciato. Uno strumento perfetto per i lavori stagionali, che però è stato cancellato. E le conseguenze rischiano di essere devastanti.
Anche i dati locali appena diffusi dall’Ispettorato provinciale del lavoro, purtroppo, confermano e alimentano i peggiori timori: se nel 2016, infatti, su 913 verifiche ben 420 attività erano risultate non in regola con norme e prescrizioni in ambito lavoristico, individuando 163 lavoratori in nero, nel 2017 c’è da attendersi un incremento del lavoro nero. E questo nonostante fino al 31 dicembre sia possibile continuare ad utilizzare i voucher acquistati entro il 17 marzo.
«I voucher – dice Mauro Ciani, segretario generale di Confartigianato Imprese Grosseto – erano uno strumento semplice, che consentiva di cogliere occasioni di lavoro altrimenti non utilizzabili, che restituiva dignità di occupazione alla luce del sole a tutte quelle attività nascoste nelle pieghe del sommerso, del grigio, dell’irregolarità. Cancellarli, sull’onda emotiva del referendum, ha significato negare la realtà del nostro mercato del lavoro e la necessità di prestazioni saltuarie e occasionali: non regge, infatti, la motivazione di qualificare come abuso la crescita del loro utilizzo, che peraltro ha raggiunto al massimo lo 0,23% delle ore lavorate. Proprio la tracciabilità, che obbligava gli utilizzatori a una comunicazione preventiva, consentiva controlli ed evitava usi fraudolenti. Prima di decretarne la morte sarebbe stato opportuno attendere i risultati di un attento monitoraggio. Soltanto così avremmo avuto l’esatta cognizione del loro utilizzo, legittimo o illegittimo».
Di fatto, adesso i voucher non ci sono più. E gli impieghi stagionali, che in Maremma rappresentano una voce importante, si ritrovano senza uno strumento cruciale. «Ora – dice ancora Mauro Ciani – bisogna ricominciare da capo e, nel frattempo, le imprese non dispongono di alcuno strumento in materia di lavoro accessorio. Occorre trovarne un altro che non complichi la vita di chi lo utilizza, che non imponga la solita miriade di costosi adempimenti amministrativi e obblighi burocratici che imbrigliano i rapporti di lavoro. Le ipotesi per il futuro parlano di una riforma del lavoro a chiamata, da adattare alle diverse dimensioni d’impresa: Confartigianato si augura che si arrivi a uno strumento semplice e snello. E soprattutto sicuro».