GROSSETO – Decine di sagre, che partono a primavera e proseguono sino a fine estate, concentrate perlopiù nella bella stagione e che presentano i piatti più disparati. Difficile fare una stima di quante siano le sagre in provincia di Grosseto, anche perché, aldilà della tradizione di alcune manifestazioni storiche, ormai da anni assistiamo ad un fiorire di eventi che nulla o poco hanno a che vedere con la valorizzazione dei prodotti tipici e del territorio.
«Con la bella stagione ripartono le sagre – afferma Confesercenti Grosseto –. Si tratta di un volume d’affari importante, anche in termini di pasti somministrati e quindi di una concorrenza sleale rispetto ai ristoratori. Spesso non c’è niente di identitario non c’è legame con la tradizione storica e la cultura del territorio».
In Toscana, secondo una stima di Confesercenti, sarebbero oltre 1500 con un giro d’affari che supera i 30 milioni. Solo nella settimana di ferragosto, tra feste e sagre, erano una trentina abbondante quelle aperte in Maremma lo scorso anno: dal pollo al maccherone, dal cinghiale e tortello (anche due o tre in contemporanea) ad una più generica “carne” o “formaggio”.
L’attacco di Confesercenti non riguarda le sagre storiche, o che hanno un ruolo, quello di valorizzare piccoli centri o prodotti di nicchia. Le critiche sono piuttosto rivolte a tutta una serie di manifestazioni che esistono solo per sostenere le associazioni che le organizzano «Ci si nasconde dietro la scusa delle beneficenza – afferma Massimiliano Mei, presidente pubblici esercizi Confesercenti – ma una società sportiva deve vivere dei propri iscritti, non della vendita di cibo. Anche perché chi fa ristorazione per vivere si trova a pagare tasse molto maggiori di chi organizza una sagra».
Secondo Mei servono regole precise: «Alcuni comuni hanno provato a regolamentare la cosa: penso a Massa Marittima, Scarlino, Gavorrano (passando da 140 a 64 giorni), Castiglione e Orbetello, ma troppe amministrazioni ancora non ci hanno neppure pensato».
«Bisogna regolamentare la cosa – precisa la Confesercenti – stabilire cosa è sagra e cosa no. Oramai – ricorda Mei – qualunque evento prevede la ristorazione, dalle feste di partito in poi. Sembra quasi che si organizzi l’evento per legarci la sagra. Eppure non dovrebbe essere così: se un evento è ben costruito la gente va a vedere l’evento. Penso al Balestro a Massa, a Lucca Comics, al Palio di Siena: e invece si punta sempre sulla scorciatoia, e questo nasconde la voglia di immediati introiti e anche una certa povertà di idee».
Dove è la valorizzazione del territorio? Si chiede Confesercenti. Sono ristoranti a cielo aperto che sfruttano il periodo migliore dell’anno, quando la gente, in provincia, gia c’è «perché non le fanno in inverno?». È la mentalità che è sbagliata: si fa una festa solo per avere la scusa per vendere cibo. Difficile secondo Mei anche fare una stima della contabilità di queste sagre che godono di varie agevolazioni fiscali.
Confesercenti non chiede «norme punitive ma regole: poche e chiare, entro cui gli organizzatori si devono muovere». E l’appello è ovviamente ai Comuni che ancora non lo hanno, a dotarsi di un regolamento in attesa che ne faccia uno la Regione. L’associazione degli esercenti chiama in causa anche l’amministrazione grossetana, ad incontrarsi e mettere sul tavolo un regolamento più stringente.