GROSSETO – Era il 1943, era Pasquetta, un giorno di festa per tutti, nonostante la guerra. Un momento di svago per i bambini, nel mezzo a tante privazioni, ma anche per le famiglie. C’era una giostrina, subito fuori dalle mura, in piazza De Maria, e tutte le famiglie avevano portato i bambini lì. Non era un obiettivo sensibile. Non c’erano armi, non c’era neppure la stazione vicina.
Eppure l’orrore arrivò dall’alto, e precipitò su quella gente inerme. 134 furono le vittime di quella che che è conosciuta a Grosseto come la strage di Pasquetta del 26 aprile 1943 (nella foto sotto le bombe lanciate su Grosseto in un bombardamento avvenuto il 14 dicembre del 43. Si vede chiaramente il perimetro delle mura).
Era un lunedì di festa (domani saranno trascorsi 74 anni) quando le bombe alleate piombarono su vecchi, bambini, intere famiglie senza colpa e difesa. Una piazza piena di gente, di bambini, di grida felici si trasformò nel simbolo dell’orrore. Con una sorta di beffarda e macabra ironia la chiamarono operazione “Uovo di pasqua” ma la sorpresa fu terribile e agghiacciante.
Il sangue, il dolore, gente che si cercava, corpi a terra. Per loro fu costruito il Sacro Cuore, nella cui cripta riposano ancora i corpi di quanti persero la vita in un giorno che doveva essere solo di festa (nella foto in testa all’articolo: uno degli aerei cadde subito dopo il bombardamento, e la folla inferocita tentò di linciare i due piloti).